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#paroladartista #nero #black #andreamarini
Parola d’Artista: Capita un po’ a tutti gli artisti, o almeno credo, di fare i conti col nero, e tu?
Andrea Marini: E’ indubbio che il nero ha un suo inequivocabile fascino, forse perché è inevitabile associarlo al buio e, il buio, può far pensare e ricordare innumerevoli cose: all’antro delle caverne cioè a qualcosa di arcaico che fa parte delle nostre origini; al buio della nostra condizione prenatale nel ventre materno; al vuoto interstellare del cosmo; ai buchi neri; alla paura del buio o al senso di insicurezza nel ritrovarsi improvvisamente al buio; all’ipotetico buio dopo la morte ….
E pensando agli artisti che hanno usato il nero non si può fare a meno di ricordare Caravaggio con i suoi fondi scuri o al famoso quadro di David intitolato “la morte di Marat” dove il senso del passaggio dalla vita alla morte è significativamente reso dal fondo scuro e vuoto in contrapposizione agli oggetti della vita quotidiana rappresentati in basso insieme al personaggio morto. Avvicinandosi ai nostri giorni mi viene fatto di ricordare il ciclo “annottarsi” di Burri o gli assemblaggi scultorei, completamente neri, di Louise Nevelson o infine agli incredibili lavori di Kapoor in cui il suo tipico nero assoluto ti proietta in un mondo senza dimensioni che provoca un senso di vertigine.
Nel mio piccolo anch’io ho fatto qualche opera con il nero, ad esempio nel ciclo di lavori scotchage realizzati su plexiglass nero dove il nastro adesivo di alluminio nero su nero rende la forma poco percepibile in contrapposizione alle stesse forme ottenute con nastro adesivo di alluminio chiaro; gli esiti sono di forte contrasto percettivo anche se con identiche soluzioni formali.
In altri lavori grafici ho usato il silicone nero su carta nera con effetti di tono su tono che rendono le soluzioni grafiche particolarmente ambigue e misteriose. Ho creato anche installazioni dove il protagonista è il buio totale. Nella completa oscurità la luce emessa dalle lampade di Wood è capace di trasformare la materia degli oggetti che, appositamente trattati con particolari sostanze, vengono proiettati in un’atmosfera irreale. Gli elementi che compongono le installazioni perdono in questo modo la loro consistenza materica, quasi fossero degli ologrammi, e diventano oggetti che sembrano colti in uno stato di trasformazione, di evoluzione, di cambiamento. Di questa serie fanno parte le opere: ibernauti, infiorescenza, bicisalide, micromacrocosmo, fermento, corpo celeste. Questa ricerca è stata molto importante perché mi ha permesso di sviluppare e approfondire un tema per me fondamentale e che caratterizza un po’ tutto il mio percorso artistico: creare o meglio ri-creare una sorta di naturalità innaturale sintomatica e conseguenziale del controverso rapporto uomo natura che stiamo vivendo.
English text
On black Andrea Marini
#paroladartista #nero #black #andreamarini
Parola d’Artista: It happens a bit to all artists, or at least I think so, to come to terms with black, don’t you?
Andrea Marini: There is no doubt that black has its own unequivocal fascination, perhaps because it is inevitable to associate it with darkness, and darkness can make us think of and remember countless things: of the cave cavern, that is, of something archaic that is part of our origins; of the darkness of our prenatal condition in the maternal womb; of the interstellar void of the cosmos; of black holes; of the fear of the dark or the sense of insecurity in suddenly finding oneself in the dark; of the hypothetical darkness after death ….
And thinking of the artists who used black one cannot help but recall Caravaggio with his dark backgrounds or David’s famous painting entitled ‘the death of Marat’ where the sense of the passage from life to death is significantly rendered by the dark and empty background as opposed to the objects of everyday life depicted below along with the dead figure. Approaching the present day, I am reminded of Burri’s ‘nodding’ cycle or Louise Nevelson’s sculptural assemblages, completely black, or finally of Kapoor’s incredible works in which his typical absolute blackness projects you into a dimensionless world that provokes a sense of vertigo.
In my own small way, I too have done some works with black, for example in the cycle of scotchage works made on black plexiglass where the black-on-black aluminium tape makes the shape barely perceptible in contrast to the same shapes obtained with light aluminium tape; the results are of strong perceptual contrast even though the formal solutions are identical.
In other graphic works, I have used black silicone on black paper with tone-on-tone effects that make the graphic solutions particularly ambiguous and mysterious. I have also created installations where total darkness is the protagonist. In complete darkness, the light emitted by Wood’s lamps is capable of transforming the matter of objects that, specially treated with special substances, are projected into an unreal atmosphere. The elements that make up the installations thus lose their material consistency, almost as if they were holograms, and become objects that seem to be caught in a state of transformation, evolution, change. The following works are part of this series: hibernation, inflorescence, bicisalid, micro-macrocosm, ferment, celestial body. This research was very important because it allowed me to develop and deepen a theme that is fundamental to me and that characterises my entire artistic career: creating or rather re-creating a sort of unnatural naturalness that is symptomatic and consequential of the controversial relationship between man and nature that we are experiencing.

Silicone 2017
Courtesy galleria Die Mauer, Prato

Nomadi dall’infinito 2024 Courtesy galleria Die Mauer, Prato

Fermento 2010
Courtesy galleria Die Mauer, Prato

Ibernauti 2004
Courtesy galleria Die Mauer, Prato

Infiorescenza 1999
Courtesy galleria Die Mauer, Prato

Scotchage 2013
Courtesy galleria Die Mauer, Prato
