Nello studio di Vania Elettra Tam

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Il mio studio “ideale” è ovunque si liberano e si librano i miei pensieri. Nella dimensione onirica, durante un viaggio in automobile, mentre osservo una scena apparentemente banale ma che evoca raffronti col mio vissuto.

Un’unica componente essenziale: l’ironia, che a sua volta deriva dalla contaminazione con altri generi, con la disgregazione della gabbia temporale.

Da questo approccio deriva una pittura che cavalca il surreale, il citazionismo, cullandosi in una dimensione onirica.

Il mio studio fisico è invece una grande stanza dove ho a disposizione centinaia di libri, un cavalletto, un tavolo di grandi dimensioni e tutti gli strumenti adatti al mio lavoro.

Poi vi sono altri luoghi dove abbozzo le mie idee al computer, altri dove realizzo le opere di grandi dimensioni o sperimento nuove tecniche.

Diciamo che di volta in volta adatto gli spazi in cui vivo alle mie esigenze realizzative, vanificando l’idea obsoleta di casa-studio: la mia è una casa a tutti gli effetti e all’occorrenza uno studio senza confini. 

I luoghi fisici del mio fare artistico si espandono da Mantova, città nella quale ora vivo, fino all’abitazione di montagna, tra i meleti della Val di Non, che pure si piega e si adatta alle mie esigenze nel nome dell’arte.