Intervista a Gehard Demetz

#paroladartista#intervistaartista#geharddemetz

Gabriele Landi: Ciao Gehard, come mai hai scelto di lavorare con il legno?

Gehard Demetz: Ciao Gabriele, siccome sono nato e vivo in Val Gardena, valle conosciuta da decenni per le sculture sacrali in legno, la mia scelta era quasi messa nella culla. L’ interesse di diventare scultore era nato nei primissimi anni di vita. La mia idea era proprio diventare uno scultore di grandi sculture sacrali e i miei idoli erano Bernini, Michelangelo e Ignaz Günther. Nei anni ho provato anche altri materiali come la pietra, marmo, plexiglass, gesso e altro, ma alla fine sono sempre tornato al legno. Mi piace la sua organicità, calore e la relativa facilità di lavorazione.

Gabriele Landi: Hai mai sentito nel tuo lavoro il peso della tradizione della scultura linea?

Gehard Demetz: No, non è mai stato un peso! A un certo punto sentivo di volermi staccare dalla classica scultura gardenese cercando nuovi modi per esprimermi, ma proprio la sfida di portare la scultura lignea nelle sale sacre dell’ arte contemporanea mi ha ispirato a proseguire la mia strada. Comunque tralasciare nelle opere una leggera velatura della nostra storia e tradizione ritengo molto importante.

Gabriele Landi: Vedo che nelle tue risposte torna spesso la parola sacro, sacrale è un aspetto che ha una sua importanza anche nel tuo lavoro?

Gehard Demetz: Si, e spesso proprio il soggetto cerca di distogliersi dalle influenze terrene e cercare la propria spiritualità interna. Provo a mettere in discussione la rappresentazione del ” Sacro” cercando la fede attraverso i miei bisogni.

Gabriele Landi: La materia ti è di aiuto?

Gehard Demetz: Non sempre, ma cerco di adattarla alle mie esigenze!

Gabriele Landi: Vedo che nelle tue sculture ci sono molti tasselli mancanti, perché?

Gehard Demetz: Le sculture sono costruite con blocchetti di legno di varie misure. Il mio maestro scultore Matthias Resch mi diceva che nel modellare si mette la materia e nella scultura si toglie. Questo mio sistema mi dà la possibilità di costruire e nello stesso tempo togliere la materia. Le parti mancanti sono gli spazi tra un tassello e l’ altro.

Gabriele Landi: Questo sembra accentuare la componente psicologica delle tue sculture una dimensione del tuo lavoro che mi sembra che abbia una sua grande importanza. Puoi parlarne?

Gehard Demetz: Si, certo! Non è il mio obiettivo dare un messaggio tramite le mie sculture ma di creare un dialogo tramite l’osservatore e l’ opera. Ho la fortuna di potere ascoltare la radio giornalmente e spesso rimango attaccato a certe notizie che non mi mollano. Sono di varia natura e mi interessa proprio nella ricerca capire perché proprio queste informazioni accendono il mio interesse. Le mie possibili risposte a questi fatti cerco di darle attraverso il mio lavoro. Ecco, racconto una storia e spesso proprio il tiolo della scultura amplia gli spazi interpretativi. Non è possibile che lo spettatore capisca fino in fondo la mia interpretazione, perché si avvicina alla scultura con un altro “Background” del mio, ma mi piace l’ idea che ogni spettatore trovi la propria storia nell’ osservazione.

Gabriele Landi: Spesso i soggetti delle tue sculture sono bambini come mai?

Gehard Demetz: Nel mio caso ho sentito molto brusco il passaggio dal potere essere bambino a diventare adulto. Giochi che potevi fare il giorno prima, il giorno dopo, essendo troppo infantili per un adulto, non le potevi più fare. Questo sentimento mi è restato per molti anni e ho voluto fare una ricerca, imbattendomi poi sulle conferenze di Steiner. I miei soggetti trasmettono la consapevolezza di diventare adulti perdendo di conseguenza, come dice Rudolf Steiner, la facoltà di sentire l’inconscio. Vivono portando il peso di colpe ereditate, che non appartengono loro. Sono bambini che rimpiangono già di non potere più essere veramente bambini, ma di contro hanno la possibilità di scegliere di diventare adulti, in piena autonomia, liberandosi cosi poco per volta dal mondo delle influenze trasmesse dai propri avi.

Gabriele Landi: Che considerazione hai di un artista come Stephan Balkenhol ?

Gehard Demetz: Da qualche anno lo vedo molto ripetitivo, un fattore che mi è sempre apparso interessante è il suo modo di scolpire. Nei miei anni da apprendista ho imparato a tagliare il legno, la forma era importante ma anche l’uso degli arnesi nel modo più appropriato. Per Balkenhol ´è importante la figura, poi se per farla uscire deve spaccare, rompere o tagliare il legno non ha importanza. Affascinante è vedere nel opera finita come ha “grattato” il legno per fare uscire dal tronco il prodotto finale. La scuola Gardenese dà tanta importanza alla tecnica , spesso troppa.

Gabriele Landi: Tecnicamente tu come procedi?

Gehard Demetz: Nelle sculture con i blocchetti di legno ho la possibilità di costruire e modellare la figura. Riesco così già a impostare la postura del soggetto. Di solito inizio a sbozzare il viso con scalpelli e mazza di legno( un lavoro molto arcaico, uso pochissimo la motosega perché odio il rumore e la polvere, i tagli sono sempre duri e mi danno fastidio nel proseguimento del lavoro). Stranamente voglio arrivare a un punto in cui intravedo l’espressione o il carattere del viso per poi adeguare il resto del corpo. Andando avanti nella sbozzatura vedo dove mi manca il legno. Alla sera incollo le parti mancanti per potere continuare il giorno dopo. Man mano che riesco a definire le forme e i particolari mi servo delle raspe da legno e la carta vetrata.

Gabriele Landi: Talvolta intervieni anche con il colore?

Gehard Demetz: Di solito si osserva una figura passando lo sguardo inizialmente dal viso e poi man mano si scopre il resto dell’ opera. Con il colore o oggetto riesco a influenzare la sequenza di osservazione della scultura. Suggerisco così il mio punto di vista per scoprire la storia no la mia intenzione.

Gabriele Landi: Esiste quindi una vena narrativa nel tuo lavoro che lega le varie figure fra loro?

Gehard Demetz: Si, esiste un legame tra le varie figure anche se la narrativa negli anni è cambiata come tra l’altro anche io sono cambiato e la storia che mi circonda.

Gabriele Landi: Esiste una componente autobiografica quindi legata alle azioni che di volta in volta le tue figure compiono?

Gehard Demetz: Certo, e spesso succede dal mio inconscio. Osservando certe sculture che ho fatto anni fa, intravedo ora il motivo perché la ho concepita proprio a quella maniera.

Gabriele Landi: L’attualità politica, culturale e per te di un qualche interesse?

Gehard Demetz: La seguo, e avendo avuto l’ occasione di intravedere minimamente gli ingranaggi di questo mondo, devo dire di essere deluso. Parlo del modo dell’ arte, a me più vicino. Avendo una galleria in America seguo diverse istituzioni locali che aiutano artisti giovani, li espongono e cercano di preparare loro una strada nazionale e internazionale. L’ Italia ha un potenziale enorme, ma spesso senza “conoscenze” deve riuscire a saltare gli scalini ( step) per potere diventare visibile al mondo dell’ arte internazionale. Cosa non facile! (non è cosa da tutti essere artista e manager!) La politica in generale mi interessa, e mi sorprendo a giocare nella mia mente lo sfondo o fine di alcune decisioni politiche.

Gehard Demetz (Bolzano, 1972) vive e lavora a Selva (BZ), dove ha studiato presso l’Istituto d’Arte per poi continuare, presso la stessa scuola, a studiare scultura. Dopo un tirocinio con Matthias Resch, Demetz si è laureato nel 1995. Nel 2000-2001 per proseguire la sua formazione ha trascorso le estati presso l’Accademia Internazionale di Salisburgo studiando con diversi docenti. Dal 1996 lavora come insegnante di scultura presso la scuola professionale per scultori a Ortisei. Decide di interrompere la sua attività di insegnante per potersi dedicare esclusivamente al proprio lavoro nel 2007. Nel 2005 incomincia a lavorare con la galleria Rubin di Milano. Un articolo di Demetz nel giornale “ Herald Tribune “ lo porta a fare la sua prima mostra in America nel 2009 presso la galleria Greenberg – Van Doren. Nel 2010 inizia la collaborazione con la galleria Beck & Eggeling di Düsseldorf. Jack Shainman Galleria ha iniziato a lavorare con Demetz nel 2011. Jack Shainman diventa la “ First gallery “ di Demetz . Jack lo espone a diverse fiere internazionali come: Art Miami Basel, Armory Show NY, Frieze NY. Nel 2017 ci sarà la terza mostra personale presso lo spazio di Jack Shainman a Chelsea a NY dopo “ Treshold space” e “ Invocation “. Dal 2011 ci sono state diverse mostre museali come: Museo Mühlheim an der Ruhr, Museum Bochum, National Academy Museum, MOCA Virginia Museum of Contemporasy Art , Akron Art Museum, Crocker Museum Sacramento, MACRO Roma e Museo Palazzo Ducale di Mantova.