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Parola d’Artista: Per la maggior parte degli artisti, l’infanzia rappresenta il periodo d’oro in cui iniziano a manifestarsi i primi sintomi di una certa propensione ad appartenere al mondo dell’arte. È stato così anche per te? Racconta.
Martina Roberts: Quando ero molto piccola disegnavo con mia madre, lei mi ritraeva e disegnava cavalli, io scarabocchiavo. Dietro casa c’era un bosco dove giocavo con altri bambini, i giochi li inventavamo noi. Ricordo di aver sempre disegnato e dipinto dappertutto, lasciando tracce sul parquet di legno.Tra i disegni conservati ce n’è uno particolare, con una montagna gialla che occupa quasi tutto il foglio, sopra la montagna c’è una piccola casa e ai lati due alberi. La maestra delle scuole elementari diceva che avevo la testa tra le nuvole, ed è ancora così, mi piace perdermi nei pensieri, non ho mai smesso di giocare e di essere curiosa. L’arte per me è questa chiamata irresistibile alla ricerca.
Pd’A: Anche tu hai avuto, come molti altri, un primo amore artistico?
M.R.: Il mio primo amore artistico è stato Paul Klee, vidi una mostra a Mendrisio di cui custodisco ancora il catalogo, piccoli acquerelli e tele che trovavo poetici e leggeri, con elementi figurativi e astratti.
Pd’A:Quali studi hai fatto?
M.R.:Ho frequentato il Liceo Artistico in Lombardia, poi mi sono trasferita a Ravenna per seguire il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti, un periodo indimenticabile, in una città che ho amato soprattutto per la sua dimensione storica e la presenza del mosaico che ha lasciato alcune tracce nel mio lavoro.
Pd’A:Ci sono stati incontri importanti durante gli anni della formazione?
M.R.:Prima del Liceo ho frequentato un corso d’incisione tenuto da due artiste francesi, in una cascina vicino al lago di Osmate. Ero la più giovane del gruppo, mio padre mi accompagnava nei weekend, forse è nata proprio lì una certa passione per la carta e per il profumo dei colori.
Gli incontri fondamentali sono avvenuti in Accademia con alcune personalità del mondo della cultura come Antonio Violetta, Vittorio D’Augusta, Giorgio Alberto Cassani, Claudio Spadoni e Guido Guidi che hanno arricchito la mia visione dell’arte.
Pd’A:Che idea hai della natura?
M.R.:La natura è sempre stata presente, i primi anni al mare in Inghilterra, dove sono nata, poi i boschi, l’orto della nonna, le passeggiate.
Vivo sempre ai confini tra la città e la natura, ho bisogno di stimoli continui ma nel contempo mi piace immergermi nella natura e fuori dalle finestre mi piace avere alberi e fiori.
Pd’A: Il colore che ruolo gioca in quello che fai?
M.R.:Amo il colore, poi nel 2020, con Covid e altri eventi è sopraggiunto il nero accompagnato da una sensazione di costrizione e di prigionia che mi porto ancora dentro. Ora le maglie si stanno allentando e anche il colore riaffiora, un colore che ha subito delle variazioni.
Pd’A:Che importanza e che ruolo ha il disegno?
M.R.:Il disegno è una pratica costante, è il mio archivio di pensieri. Ho molti sketchbook dove raccolgo appunti, segni, idee che spesso si evolvono e prendono altre forme. C’è molto disegno nella mia pittura e in ciò che realizzo.
Pd’A:La geometria ti interessa, in che modo?
M.R.:Se qualcosa ricorda la geometria, quei rombi che creano la trama delle reti presenti nella mia poetica più recente è perché ad un certo punto è comparso questo elemento
proveniente dal campo tessile, in cui ho lavorato per molti anni come disegnatrice, assumendo altri connotati, una rete che è simbolo di interconnessione tra esseri umani.
Pd’A:Che importanza hanno le categorie di tempo e spazio in quello che fai?
M.R.: Credo in una contemporaneità atemporale, dove passato e presente convivono. Nel mio immaginario pittorico c’è un senso di sospensione che vuole lasciare spazio all’osservatore.
Pd’A:Quanto è importante la luce nel tuo lavoro?
M.R.: La luce? E’ quello che si cerca sempre.
Pd’A:Fai un lavoro alla volta o ne realizzi più di uno simultaneamente?
M.R.: Succede spesso di avere più idee e quindi lavoro a più pezzi contemporaneamente.
Pd’A:Quando prepari una mostra o allestisci un’opera, sei interessata alla messa in scena?
M.R.: Oggi si abusa della messa in scena che spesso sovrasta le opere. Questo non mi piace. Sicuramente è importante curare tutti gli aspetti di un evento, l’opera rimane la cosa più importante, deve essere significativa, non bisogna confondere le cose.
Pd’A: Secondo te il sacro ha ancora un’importanza nell’arte di oggi?
M.R.: Sacro e profano coesistono nell’essere umano, è qualcosa su cui sto lavorando.
Pd’A: Quale è la tua idea di bellezza?
M.R.: La bellezza mi sorprende, apre nuove visioni, mi stimola, è armonia, luce.
Pd’A: Qual è la tua posizione rispetto al tuo lavoro?
M.R.: Qualche volta un tema forte mi chiama, lo seguo, cerco di approfondire con letture, appunti, disegni, altre volte ho in mente un’immagine, mentre cerco di fermarla sulla tela, si trasforma mescolandosi ad altri elementi sedimentati nella memoria. C’è sempre qualcosa di misterioso nella creazione di un’opera, qualcosa che permette di scoprire ed esplorare nuove vie.
E’ un’esperienza nella quale confluiscono fattori interni ed esterni, il viaggio è diventato parte integrante del mio lavoro, il movimento e la distanza dalla quotidianità favoriscono un certo distacco dalle cose e quindi altri pensieri si sviluppano concretamente nel rientro in studio.
Vicino alla pittura e al disegno, che rimangono le mie più grandi passioni a volte scelgo altri materiali, come succede con la ceramica e i tessuti.
Martina Roberts, nata nel 1970 a Torbay (UK), si è laureata in Pittura all’Accademia di Belle arti di Ravenna e ha frequentato la University of the West of England, Bristol (UK).
La sua ricerca, prevalentemente di natura pittoriche, a volte si serve di altri media per creare un dialogo tra materiali e concetti legati all’umano.
La rete, il filo e il tessuto sono reminiscenze che provengono dalla sua esperienza come disegnatrice tessile, intrecci che nell’arte assumono nuovi connotati, divenendo simbolo di incontro e interconnessione con l’altro.
Ha esposto in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, tra le mostre principali:
Xilo project. La residenza inizia laddove finisce, Casa degli Artisti, Milano 2024; Formato A4, a cura di Sandro Malossini, Galleria Faro Arte, Marina di Ravenna (RA) 2024; Intreccio e distanza, a cura dell’associazione Ottovolante, Arco Iris R, Bologna 2024; Caro Alberto, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Spazio Tempesta, Recanati (MC) 2024, Padiglione Bologna, a cura di Sandro Malossini, Galleria Civica D’arte Contemporanea MuVi – Viadana (MN) 2024, Drawings from Motel, a cura di Art Motel, Palazzo Ratta, Bologna 2023; The soft parade, a cura di Marcello Tedesco, Fondazione Rusconi, Bologna, 2022; Epistème, a cura di Marcello Tedesco, Museo Temporaneo Navile, Bologna 2021, Sketch. Segni contemporanei, a cura di Gianluca Covelli, Galleria La Nuova Pesa, Roma 2020; Manabamàte, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, BoCs Art Cosenza 2019; Il tempo interiore, Galleria Weber & Weber con un testo di Simona Vinci, Torino 2019; Departures, a cura di Esperanza Durán, Fondazione Frax, Albir – Spagna 2017; Il cinema e lo sguardo degli altri, a cura di Mimma Pasqua e Maria Rosa Pividori, Galleria Quintocortile – Milano 2016; The Journey, a cura di Cecilia J. Etcheverry, Museu d’Art, Ajuntament Vell, Calpe – Spagna 2015; Disegni scelti dall’archivio – Drawings Storage, a cura di Giovanna Sarti, Martina Roberts e Marta Zanoni, Goethe-Zentrum, Bologna 2015; Disseminazione, a cura di Gino Gianuizzi e Anteo Radovan, Casabianca – Zola Predosa (BO) 2015; Selvatico.Tre, a cura di Massimiliano Fabbri, Museo Luigi Varoli, Cotignola (RA) 2014; La formazione dell’Uno, a cura di Fabio De Chirico, Mimma Pasqua e Franco Gordano, Galleria Nazionale di Cosenza 2011; Flowers, Galleria Vertigo, Cosenza 2009; Arte nel Ghetto, curata da Maria Livia Brunelli, Studio Pla’, Bologna 2000; Umano troppo umano, Studio Ercolani, curata da Maura Pozzati, Bologna 1997.
Nel 2019, vince, in gruppo con l’artista Antonio Violetta, il concorso pubblico per la realizzazione di due opere d’arte per la nuova sede del Compartimento Regionale e Sezione Provinciale della Polizia Stradale di Bologna (BO).
Dal 2016 insegna Decorazione del tessuto alla Laba di Rimini.
Vive a Bologna.
English text
Interview Martina Roberts
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Parola d’Artista: For most artists, childhood is the golden age when the first symptoms of a certain propensity to belong to the art world begin to appear. Was that the case for you too? Tell us.
Martina Roberts: When I was very young, I used to draw with my mother, she would draw me and draw horses, and I would doodle. Behind the house there was a forest where I played with other children, we invented the games. I remember that I always drew and painted everywhere, leaving traces on the wooden parquet floor.Among the drawings I kept is a particular one, with a yellow mountain occupying almost the entire sheet, above the mountain there is a small house and at the sides two trees. My primary school teacher said I had my head in the clouds, and I still do, I like to get lost in my thoughts, I have never stopped playing and being curious. Art for me is this irresistible call to research.
Pd’A: Did you, like many others, have a first artistic love?
M.R.: My first artistic love was Paul Klee, I saw an exhibition in Mendrisio whose catalogue I still have, small watercolours and canvases that I found poetic and light, with figurative and abstract elements.
Pd’A: What studies did you do?
M.R.: I attended art school in Lombardy, then I moved to Ravenna to follow the painting course at the Academy of Fine Arts, an unforgettable period, in a city that I loved above all for its historical dimension and the presence of mosaics, which has left some traces in my work.
Pd’A: Were there any important encounters during your formative years?
M.R.: Before high school, I attended an engraving course held by two French artists in a farmstead near Lake Osmate. I was the youngest in the group, my father accompanied me on weekends, perhaps a certain passion for paper and the scent of colours was born there.
The fundamental meetings took place at the Academy with some personalities from the world of culture such as Antonio Violetta, Vittorio D’Augusta, Giorgio Alberto Cassani, Claudio Spadoni and Guido Guidi who enriched my vision of art.
Pd’A: What is your idea of nature?
M.R.: Nature has always been present, the first years at the seaside in England, where I was born, then the woods, my grandmother’s vegetable garden, the walks.
I always live on the border between the city and nature, I need constant stimulation but at the same time I like to immerse myself in nature and outside the windows I like trees and flowers.
Pd’A: What role does colour play in what you do?
M.R.: I love colour, then in 2020, with Covid and other events came black, accompanied by a feeling of constriction and imprisonment that I still carry within me. Now the shackles are loosening and the colour is resurfacing too.
Pd’A:What importance and role does drawing play?
M.R.:Drawing is a constant practice, it is my archive of thoughts. I have many sketchbooks where I collect notes, signs, ideas that often evolve and take other forms. There is a lot of drawing in my painting and in what I create.
Pd’A: Geometry interests you, in what way?
M.R.: If something is reminiscent of geometry, those rhombuses that create the weave of nets in my most recent poetics, it is because at some point this element appeared
coming from the textile field, where I worked for many years as a designer, taking on other connotations, a net that is a symbol of interconnection between human beings.
Pd’A:How important are the categories of time and space in what you do?
I believe in a timeless contemporaneity, where past and present coexist. In my pictorial imagery there is a sense of suspension that wants to leave space for the observer.
Pd’A:How important is light in your work?
M.R.: Light? That’s what you always look for.
Pd’A:Do you make one work at a time or do you make more than one simultaneously?
M.R.: It often happens that I have several ideas and therefore work on several pieces simultaneously.
Pd’A:When you prepare an exhibition or set up a work, are you interested in staging?
M.R.: Today, staging is abused and often overpowers the works. I do not like this. Surely it is important to take care of all aspects of an event, the work remains the most important thing, it must be meaningful, we must not confuse things.
Pd’A: In your opinion, does the sacred still have an importance in art today?
M.R.: Sacred and profane coexist in human beings, it is something I am working on.
Pd’A: What is your idea of beauty?
M.R.: Beauty surprises me, it opens up new visions, it stimulates me, it is harmony, light.
Pd’A: What is your attitude towards your work?
M.R.: Sometimes a strong theme calls me, I follow it, I try to go deeper with readings, notes, drawings, other times I have an image in my mind, while I try to stop it on the canvas, it transforms mixing with other elements sedimented in my memory. There is always something mysterious in the creation of a work, something that allows one to discover and explore new paths.
It is an experience in which internal and external factors come together, the journey has become an integral part of my work, the movement and the distance from everyday life encourage a certain detachment from things and therefore other thoughts develop concretely on returning to the studio.
Next to painting and drawing, which remain my greatest passions, I sometimes choose other materials, such as ceramics and textiles.
Martina Roberts, born in 1970 in Torbay (UK), graduated in Painting at the Academy of Fine Arts in
Ravenna and attended the University of the West of England, Bristol (UK).
Her research, predominantly pictorial in nature, sometimes uses other media to create a dialogue between materials and concepts related to the human.
The net, thread and fabric are reminiscences from her experience as a
textile designer, weaves that in art take on new connotations, becoming symbols of
encounter and interconnection with the other.
She has exhibited in public and private spaces in Italy and abroad, her main exhibitions include:
Xilo project. The residence begins where it ends, Casa degli Artisti, Milan 2024; Formato A4, a curated by Sandro Malossini, Galleria Faro Arte, Marina di Ravenna (RA) 2024; Intreccio e distanza, a curated by the Ottovolante association, Arco Iris R, Bologna 2024; Caro Alberto, curated by Giacinto Di Pietrantonio, Spazio Tempesta, Recanati (MC) 2024; Padiglione Bologna, curated by Sandro Malossini, Galleria Civica D’arte Contemporanea MuVi – Viadana (MN) 2024, Drawings from Motel, curated by Art Motel, Palazzo Ratta, Bologna 2023; The soft parade, curated by Marcello Tedesco, Fondazione Rusconi, Bologna, 2022; Epistème, curated by Marcello Tedesco, Temporary Museum Navile, Bologna 2021; Sketch. Contemporary signs, curated by Gianluca Covelli, Galleria La Nuova Pesa, Rome 2020; Manabamàte, curated by Giacinto Di Pietrantonio, BoCs Art Cosenza 2019; Il interior time, Weber & Weber Gallery with a text by Simona Vinci, Turin 2019; Departures, curated by curated by Esperanza Durán, Fondazione Frax, Albir – Spain 2017; Il cinema e lo sguardo degli altri, curated by Mimma Pasqua and Maria Rosa Pividori, Quintocortile Gallery – Milan 2016; The Journey, curated by Cecilia J. Etcheverry, Museu d’Art, Ajuntament Vell, Calpe – Spain 2015; Selected Drawings from the archive – Drawings Storage, curated by Giovanna Sarti, Martina Roberts and Marta Zanoni, Goethe-Zentrum, Bologna 2015; Dissemination, curated by Gino Gianuizzi and Anteo Radovan, Casabianca – Zola Predosa (BO) 2015; Selvatico.Tre, curated by Massimiliano Fabbri, Museo Luigi Varoli, Cotignola (RA) 2014; La formazione dell’Uno, curated by Fabio De Chirico, Mimma Pasqua and Franco Gordano, Galleria Nazionale, Cosenza 2011; Flowers, Galleria Vertigo, Cosenza 2009; Arte nel Ghetto, curated by Maria Livia Brunelli, Studio Pla’, Bologna 2000; Umano troppo Umano, Studio Ercolani, curated by Maura Pozzati, Bologna 1997.
In 2019, he won, in a group with artist Antonio Violetta, the public competition to create
of two works of art for the new headquarters of the Regional and Provincial Section of the
Traffic Police in Bologna (BO).
He has been teaching Fabric Decoration at Laba in Rimini since 2016.
Lives in Bologna.

Qualcosa di sacro, 2025, olio su tela 100×140 cm copia

Oscura, 2023, olio su tela 60×80 cm

Torquay 1954, 2020, olio su tela, 70×100 cm

Torquay 1954, 2020, olio su tela, 70×100 cm


Per gioco, 2022, olio su lino 20×25 cm
