Federico Severino Sul disegno

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Parola d’Artista: Che importanza e che ruolo ha il disegno nel tuo lavoro?

Federico Severino: Negli ultimi anni la mia considerazione verso questa nobile pratica ha subito un leggero cambiamento. Il disegno è per me strumento propedeutico essenziale nel processo ideativo e realizzativo. Credo sia essenziale, forse uno step necessario.  Sento l’esigenza di disegnare per strutturare e organizzare lo spazio, impostare l’ossatura di un dipinto. Disegno per pianificare e organizzare l’opera prima della sua realizzazione definitiva. Il disegno è per me esplorazione e ricerca. Questo processo mi permette nell’ immediato, di visualizzare con fermezza gli elementi di forza del dipinto.  Disegnare è una pratica lenta e silenziosa, mi aiuta a pensare, descrivere e guidare il movimento della mano. Nei miei dipinti il disegno è perlopiù spontaneo, non strutturato, fatto di accenni cromatici, tocchi ritmati e provvisori. Non utilizzo la matita, preferisco il pastello ad olio perché la materia è morbida e meno rigida della matita. Traccio linee multiple e delimito la spazialità di un dipinto. Costruisco lo spazio pittorico e mi soffermo a pensare perché disegnare non deve essere qualcosa di frenetico. Visualizzare e pensare a come strutturare un disegno può durare qualche giorno.

Con questa commistione di elementi provo a descrivere il paesaggio. Catturo, anche solo con note grafiche, la porzione di paesaggio che mi aggrada. Lo considero come un atto di coscienza che diventa conoscenza che dà forma a idee, riflessioni ed emozioni. Il disegno non ostenta ma suggerisce un processo che rimane pur sempre intimo, da custodire. Il disegno è nudo, non mente.

Vorrei condividere con voi una riflessione di Paul Cézanne sul disegno:

Il disegno ed il colore non sono affatto distinti. Man mano che si dipinge, si disegna. Più il colore diventa armonioso più il disegno si fa preciso.

Per proseguire, nella mia pratica pittorica il disegno è già pittura perché l’utilizzo del pastello ha una materia granulosa e pastosa che apprezzo molto. Non mi piace intendere il disegno come base per uno studio preparatorio, il disegno stesso è parte del dipinto, lo suggerisce, ne viene totalmente assorbito per svanire nella texture cromatica. Ho realizzato qualche grafica (acquaforte e puntasecca). Posso dire tranquillamente di aver sperimentato con il segno, nudo e crudo su lastra. Ho prodotto poche incisioni ma nella puntasecca ritrovo tutto me stesso. Le incisioni che conservo in studio le riguardo con piacere, anzi, forse trovo più attraente riprendere in mano la matrice. Ripercorro i solchi ed i segni che ho scolpito nella lastra. Forse con questa tecnica il segno anticipa il disegno, lascia un solco eterno, indelebile. Trovo poetico ed unico il raccontare ed immortalare un momento in qualcosa di così delicato e prezioso.

Il disegno è pensiero lento, spontaneo, incerto.  Invita alla riflessione e all’introspezione. Mi permette di inquadrare e focalizzare l’immagine, fissarla su tela. Il movimento ripetuto della mano e la pressione sulla tela del pastello corrispondono ai desideri del mio sguardo, ai movimenti che compie l’occhio mentre osserva e analizza. Nella costruzione dei miei dipinti costruisco lo spazio utilizzando una linea continua, uniforme, se necessario aumento la pressione del pastello sulla superficie per lasciare maggiore pasta cromatica. Incrociare, stratificare e sovrapporre strati di colore, grattare via il colore dalla tela dopo avere avuto l’ennesimo ripensamento. Se termino dipinto è probabile che possa ultimare il dipinto con qualche ritocco. Disegnare è il primo passo per entrare in relazione con una nuova spazialità, senza però affezionarsi troppo. Il disegno con il pastello ad olio su tela lo preferisco alla matita. Il nero della grafite mi disturba, forse perché sporca anche se è affascinante, momentaneamente preferisco il pastello. Possiede una carica espressiva che difficilmente abbandonerò mai.

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Federico Severino Sul disegno

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Parola d’Artista: What importance and role does drawing play in your work?

Federico Severino: In recent years, my consideration of this noble practice has changed slightly. For me, drawing is an essential propaedeutic tool in the ideation and realisation process. I believe it is essential, perhaps a necessary step.  I feel the need to draw to structure and organise space, to set the framework of a painting. I draw to plan and organise the work before its final realisation. Drawing is exploration and research for me. This process allows me, in the immediate, to firmly visualise the strong elements of the painting.  Drawing is a slow and silent practice, it helps me to think, describe and guide the movement of my hand. In my paintings, drawing is mostly spontaneous, unstructured, made up of chromatic hints, rhythmic and provisional touches. I do not use pencil, I prefer oil pastel because the material is soft and less rigid than pencil. I draw multiple lines and delimit the spatiality of a painting. I construct the pictorial space and pause to think because drawing does not have to be something frenetic. Visualising and thinking about how to structure a drawing can take a few days.

With this mixture of elements, I try to describe the landscape. I capture, even if only with graphic notes, the portion of the landscape that pleases me. I see it as an act of conscience that becomes knowledge that gives shape to ideas, reflections and emotions. Drawing does not flaunt but suggests a process that remains intimate, to be treasured. Drawing is naked, it does not lie.

I would like to share with you a reflection by Paul Cézanne on drawing:

Drawing and colour are not distinct at all. As one paints, one draws. The more harmonious the colour becomes, the more precise the drawing becomes.

To continue, in my painting practice, drawing is already painting because the use of pastel has a grainy, pasty texture that I really appreciate. I do not like to understand drawing as a basis for a preparatory study, the drawing itself is part of the painting, it suggests it, it is totally absorbed by it and vanishes in the colour texture. I have done some graphics (etching and drypoint). I can safely say that I have experimented with the sign, naked and raw on plate. I have produced few etchings but in the drypoint I find all of myself. The engravings that I keep in the studio I look at with pleasure, in fact, perhaps I find it more attractive to pick up the matrix again. I retrace the grooves and marks that I have carved in the plate. Perhaps with this technique the sign anticipates the drawing, it leaves an eternal, indelible furrow. I find it poetic and unique to tell and immortalise a moment in something so delicate and precious.

Drawing is slow, spontaneous, uncertain thought.  It invites reflection and introspection. It allows me to frame and focus the image, to fix it on the canvas. The repeated movement of the hand and the pressure of the crayon on the canvas correspond to the desires of my gaze, to the movements of the eye as it observes and analyses. In the construction of my paintings I build space using a continuous, uniform line, if necessary I increase the pressure of the crayon on the surface to leave more colour paste. Crossing, layering and overlapping layers of colour, scraping colour off the canvas after having had yet another second thought. If I finish painting, I am likely to finish the painting with some retouching. Drawing is the first step to enter into a relationship with a new spatiality, without becoming too attached. I prefer drawing with oil pastel on canvas to pencil. The blackness of graphite disturbs me, perhaps because it is dirty even though it is fascinating, for the moment I prefer pastel. It has an expressive charge that I can hardly ever abandon.