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#paroladartista #intervistaartista #artistinterview #marilinamarchica
Parola d’Artista: Credi che il paesaggio dipinto abbia ancora un suo interesse nella contemporaneità?
Marilina Marchica: Chiedersi se il paesaggio abbia un senso oggi equivale a porsi la domanda se fare pittura abbia senso per il nostro tempo. Il paesaggio così come la pittura sono interessati dalla loro ri-sematetizzazione costante e sempre aperta al pensiero critico dell’artista. Il paesaggio è per me casa. La mia ricerca infatti si interroga sul rapporto tra l’uomo e la Natura e sulle sue implicazioni sentimentali in termini di relazione tra l’individuo e la sua casa. Il protagonista di questa ricerca protagonista è proprio il paesaggio.
L’ Uomo oggi governa sul 75% delle terre non coperte dai ghiacci, modifica e modella i luoghi. Ignorando la forza vitale della natura, i tentativi dell’uomo moderno di appropriarsi dell’ambiente che lo ospita sono molteplici. Le grandi città, sempre più simili a i “non luoghi”, complicano la relazione che intercorre tra l’uomo e la natura che lo ospita. L’ uomo convive con giardini e parchi in città che altro non sono che riproduzioni della natura stessa. Delimitando artificialmente gli spazi naturali, egli traccia confini tra paesi, costruisce le proprie case e città non tenendo conto delle conseguenze. Il senso dell’abitare è un “io” all’interno di uno spazio ma è anche vivere quello spazio modellandolo e modellandosi allo spazio stesso.
P.d’A.: Come funziona il tuo processo di lavoro. Parti da quello che vedi e lo dipingi o procedi diversamente?
M.M.: Per la costruzione di un’immagine non utilizzo foto o video ma assecondo il mio sentire in armonia con il luogo e con la relazione che fisicamente creo con esso. La figura perde la propria sovranità in favore di una processualità continua dove il frammento è l’unica forma possibile di scrittura, visito i luoghi a i quali sono interessata o dai quali sono attratta.
Inizio con la raccolta di materie dai ruderi; spesso sono frammenti, mattoni , carte da parati, materiali poveri, scarti edili ormai divenuti parte del paesaggio. Sottraendo questi elementi e portandoli in studio essi assumono un valore simbolico in relazione ai crolli e alle demolizioni che così si impongono come metafora di una dimensione esistenziale in quanto espressione della relazione tra l’uomo, la natura e il tempo.
Nel disegno spesso sostituisco il carboncino con la polvere di ossido minerale, materiale utilizzato in edilizia e complesso da controllare, infatti, l’ ossido sulla carta continua ad agire a tracciare e segnare il foglio per giorni ed è proprio la sua natura “incontrollabile” che mi permette di sviluppare un parallelismo concettuale tra il materiale e il paesaggio sempre effimero, nomade e in continuo divenire.
P.d’A.: Il colore che ruolo gioca in quello che fai?
M.M.: Il colore è metafora dei luoghi. Esso coincide con l’immagine mentale del luogo che rappresento.
Utilizzo sempre il monocromo e in ogni pittura o disegno cerco di mantenere questo rigore.
Marilina Marchica, classe 1984, è nata ad Agrigento, dove vive e lavora. Ha conseguito la Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e all’Università Politecnica di Valencia nel 2008 formandosi con Luca Caccioni, Giovanni Mundula e Adriano Bacilieri.
Sin dagli esordi Marilina Marchica orienta la propria ricerca verso il tema della sottrazione e l’estetica del segno. La sua indagine pittorica si spinge al limite dell’astrazione grazie a una riflessione sulle architetture e, in particolare, sul muro come diaframma interno/esterno e metafora delle relazioni tra l’uomo, la natura e il tempo.
Le architetture assumono un valore simbolico in relazione ai crolli e alle demolizioni e si impongono come metafora di una dimensione universale ed esistenziale.
Marilina Marchica è stata protagonista di diverse mostre personali ,
2023 “Lo Spazio Fragile”, FAM Gallery di Agrigento, 2021 “Ad-Arte” ,San Sebastiano Contemporary-Casa Bramante a Palazzolo Acreide, 2019 “l’Isola Plurale” Spazio HUS a Milano. Oltre all’intervento site-Specific ideato per la cripta della Chiesa di Santa Maria del Piliere a Palermo nel 2017, si ricorda la partecipazione alla II edizione del Premio FAM ,Fabbriche Chiaramontane di Agrigento e alla residenza d’artista a Villa Aurea – Valle dei Templi, promossa
dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Agrigento e la. mostra personale “Signs and Landscapes” presso la FAM Gallery nel 2016,
Nel 2021 è stata invitata a partecipare al progetto “Visioni Oblique, Libri d’artista, Libri oggetto, Fototesti per il Belice”.
Le opere di Marilina Marchica sono state pubblicate in riviste di settore e volumi come “The New Collectors Book” (New York, 2015) Artapp “Forma e Materia” ( Italia 2023) e sono presenti in collezioni pubbliche e private italiane e straniere, tra cui le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento e il Museo delle Trame Mediterranee – Fondazione Orestiadi di Gibellina.
English text
Three questions to Marilina Marchica
#paroladartista #intervistaartista #artistinterview #marilinamarchica
P.d’A.: What role does colour play in what you do?
M.M.: Colour is a metaphor for places. It coincides with the mental image of the place I represent.
I always use monochrome and in every painting or drawing I try to maintain this rigour.
Do you think the painted landscape still has an interest in the contemporary world?
Marilina Marchica: Asking whether the landscape makes sense today is equivalent to asking whether painting makes sense for our time. Landscape as well as painting are affected by their constant re-sematisation and always open to the critical thinking of the artist. Landscape is home for me. In fact, my research questions the relationship between man and Nature and its sentimental implications in terms of the relationship between the individual and his home. The protagonist of this research is precisely the landscape.
Man today rules over 75% of the land not covered by ice, modifying and shaping places. Ignoring the life force of nature, modern man’s attempts to appropriate his environment are manifold. Large cities, increasingly resembling ‘non-places’, complicate the relationship between man and the nature that hosts him. Man lives with gardens and parks in cities that are nothing more than reproductions of nature itself. By artificially delimiting natural spaces, he draws boundaries between countries, builds his houses and cities without taking the consequences into account. The meaning of living is an ‘I’ within a space but it is also living that space by shaping it and moulding oneself to the space itself.
P.d’A.: How does your working process work. Do you start from what you see and paint it or do you proceed differently?
M.M.: For the construction of an image I do not use photos or videos but go along with my feeling in harmony with the place and the relationship I physically create with it. The figure loses its sovereignty in favour of a continuous processuality where the fragment is the only possible form of writing, I visit the places I am interested in or attracted to.
I start by collecting materials from the ruins; often they are fragments, bricks, wallpaper, poor materials, building scraps that have now become part of the landscape. By subtracting these elements and bringing them into the studio they take on a symbolic value in relation to the collapses and demolitions, thus imposing themselves as a metaphor for an existential dimension as an expression of the relationship between man, nature and time.
In drawing, I often replace charcoal with mineral oxide powder, a material used in construction and complex to control, in fact, the oxide on the paper continues to act tracing and marking the sheet for days and it is precisely its ‘uncontrollable’ nature that allows me to develop a conceptual parallelism between the material and the landscape that is always ephemeral, nomadic and in continuous becoming.
P.d’A.: What role does colour play in what you do?
M.M.: Colour is a metaphor for places. It coincides with the mental image of the place I represent.
I always use monochrome and in every painting or drawing I try to maintain this rigour.
Marilina Marchica, born in 1984, was born in Agrigento, where she lives and works. She graduated in Painting from the Academy of Fine Arts in Bologna and the Polytechnic University of Valencia in 2008, training with Luca Caccioni, Giovanni Mundula and Adriano Bacilieri.
From the outset, Marilina Marchica has oriented her research towards the theme of subtraction and the aesthetics of the sign. Her pictorial investigation goes to the limit of abstraction thanks to a reflection on architecture and, in particular, on the wall as an internal/external diaphragm and metaphor of the relations between man, nature and time.
Architecture takes on a symbolic value in relation to collapse and demolition and imposes itself as a metaphor for a universal and existential dimension.
Marilina Marchica has had several solo exhibitions ,
2023 “Lo Spazio Fragile”, FAM Gallery in Agrigento, 2021 “Ad-Arte” ,San Sebastiano Contemporary-Casa Bramante in Palazzolo Acreide, 2019 “l’Isola Plurale” Spazio HUS in Milan. In addition to the site-specific intervention conceived for the crypt of the Church of Santa Maria del Piliere in Palermo in 2017, it is worth mentioning the participation in the 2nd edition of the FAM Award ,Fabbriche Chiaramontane in Agrigento and the artist residency at Villa Aurea – Valle dei Templi, promoted by the Superintendence of Cultural Heritage of Agrigento and the. solo exhibition ‘Signs and Landscapes’ at the FAM Gallery in 2016, In 2021, she was invited to participate in the project ‘Visioni Oblique, Libri d’artista, Libri oggetto, Fototesti per il Belice’.
Marilina Marchica’s works have been published in trade magazines and volumes such as “The New Collectors Book” (New York, 2015) Artapp “Forma e Materia” ( Italy 2023) and are present in public and private Italian and foreign collections, including the Fabbriche Chiaramontane in Agrigento and the Museo delle Trame Mediterranee – Fondazione Orestiadi di Gibellina.








