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#paroladartista #nellostudiodi #artiststudio #silvialistorti
Combattere il vuoto, in cosa consiste? nell’ipnotizzare lo spazio.
L’oltremusica o lo spazio del possibile.
Nello studio di Via Ricordi abitano masse di spazio, osservatori parziali, forze, assenze. Gli elementi si disseminano negli ambienti. Fare vuoto in 40 mq è una pratica per nulla priva di regole quotidiane, manuali. Le forme presenti non fanno che spostarsi e risignificarsi, cercando di vivere una necessità interiore che si fonda su questa libertà legata a delle regole interne allo spazio. La natura nello studio possiede un suo modo specifico di evolversi, ha in sé una possibilità che essa tende a mettere in atto. La pausa che si richiede sta al servizio degli equilibri di energia, minacciati dal loro stesso dinamismo. Vedi cosa succede? Qui è un crocevia, ogni mutamento della natura è un passaggio dalla potenza alla realtà […] una delle quattro cornici visive, ospita un quadrato, rivolto a una vite canadese; mentre dentro s’alzano fili d’incenso, la vite sta lì fuori, immobile, totalmente esposta e recisa; ora mostra i pigmenti vegetali e il loro intreccio. Nulla di più e nulla di meno che un giallo diradato in parete. Il taglio ha messo in gioco l’essenza stessa del reale, ha ricostituito e rigenerato e, così qualcosa, da dentro, si è aperto.
Ho aggiunto un titolo: ora – tra me e te,dove il rispetto o l’annullamento del vuoto crea due ordini di figure: sembra che lo spazio disposto intorno alle forme, le mantenga intatte e si faccia garante della loro fissità. Le forme ora passano a quella continuità ondulante, nella quale il rapporto delle parti non è più percepibile. Stanno là, dove siamo, alla fine e al principio.
Il nostro lavoro nasce dal bianco. Il bianco è il nostro spazio, che si fa coprire dal tempo.
È qui che si passa dalla mescolanza all’interazione.
English text
Nello studio di Silvia Listorti
#paroladartista #nellostudiodi #artiststudio #silvialistorti
Fighting the void, in what does it consist? In hypnotising space.
The beyond or the space of the possible.
Masses of space, partial observers, forces, absences inhabit the studio in Via Ricordi. Elements are disseminated in the rooms. Making emptiness in 40 square metres is a practice not at all devoid of daily, manual rules. The forms present do nothing but shift and redefine themselves, trying to live an inner necessity that is based on this freedom linked to the rules within the space. Nature in the studio possesses its own specific way of evolving, it has within it a possibility that it tends to put into action. The pause that is required serves the balances of energy, threatened by their own dynamism. See what happens? Here is a crossroads, every change in nature is a transition from power to reality […] one of the four visual frames houses a square, facing a Canadian vine; while incense threads rise inside, the vine stands out there, motionless, totally exposed and severed; now it shows the plant pigments and their intertwining. Nothing more and nothing less than a thinned yellow on the wall. The cutting has brought the very essence of the real into play, it has reconstituted and regenerated, and so something, from within, has opened up.
I have added a title: now – between you and me, where the respect or annulment of the void creates two orders of figures: it seems that the space arranged around the forms keeps them intact and guarantees their fixity. The forms now pass into that undulating continuity, in which the relationship of the parts is no longer perceptible. They stand there, where we are, at the end and at the beginning.
Our work is born from white. White is our space, which is covered by time.
It is here that we move from mixing to interaction.
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