#paroladartista #intervistaartista #tredomade #filippomoroni
Parola d’Artista:Che importanza ha per te la materia?
Filippo Moroni: Un Mattone, della calce, un lembo di tessuto, la pelle, il prato di casa, una scarpa, Blue Orchid di The White Stripes, Prisencolinensinainciusol, kill Bill, una risata, una bottiglia di vino, un’altra bottiglia di vino, una gomma da masticare, le mutande, i calzini, i reggi calzini, i peli e i capelli, un bicchiere di limoncello, una carezza di Michela, un consiglio di Maurizio, un bacio di Marika, una scarpa, una poltiglia ribollente che avanza senza sosta prendendosi tutto lo spazio della superficie. Se per materia si intende tutto ciò che è provvisto di una propria consistenza fisica, dotata di peso e di inerzia, tutto ciò è enormemente significativo per me. Mi piace giocarci, alterarla, tormentarne la superficie, sguazzarci all’interno come fosse fango. Immergermi e naufragarci.
Parola d’Artista:Che rapporto cerchi con lo spettatore?
Filippo Moroni: Chi per primo ha un vis-à-vis con il mio lavoro, inevitabilmente, sono io. Credo sia essenziale passare molto tempo ad osservarsi, come credo che sia ancor più importante guardare i maestri, Nihil sub sole novum: niente di nuovo insomma. Ho sempre mangiato tanto, abbuffate su abbuffate. Mi sento sempre affamato. Apprezzo sedermi innanzi ad una tavola imbandita di cibi e bevande, il troppo mi affascina. Quando finalmente arriva il momento della prima portata, il corpo si accende, il profumo ti assale e vuoi assaporare, gustare, addentare, ma per cordialità aspetti che il piatto arrivi a tutti i presenti. Ecco, quello che trovo interessante sono quei minuti di attesa che alimentano da una parte il desiderio e dall’altra il mistero. Cerco questo dallo spettatore, mi piace pensare che si inneschino più organi di senso. È un po quello che mi succede quando mi trovo davanti ad un lavoro di Schifano. Un rapporto carnale e viscerale.
Parola d’Artista:Ti interessa l’idea di superficie che cela la profondità?
Filippo Moroni: La mia ultima produzione verte proprio su questa idea. Viene realizzata con schiuma poliuretanica e velluto di ciniglia. Quello che accade è un dato di fatto: la schiuma cresce e avanza per tutta la superficie del supporto esattamente come un parassita. Viene poi schiacciata, percossa, striata, addomesticata. È una battaglia tra me e la materia che cerca una via di fuga. Il tessuto diventa un tutt’uno con il materiale sottostante, nascondendo la bruttezza e la porosità di un intruglio grezzo ed edile utilizzato per i rivestimenti. Allo stesso tempo, contamina e mette in risalto la materia stessa. I miei lavori probabilmente nascono dalla vergogna. Potrebbero avere un nome proprio e chiamarsi come qualunque persona, in quanto esplicitano ed enfatizzano ciò che ognuno di noi ripete ogni mattina: indossiamo indumenti che coprono il nostro corpo e che ci permettono di mostrare una nuova superficie. Ci nascondiamo in bella vista.
Filippo Moroni Nato a Castiglione Del Lago, Filippo Moroni, classe 1996, vive e lavora a Milano. Dopo il diploma in Design, prosegue la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia. Nel 2017 inizia a collaborare con la Fondazione Progetti Beverly Pepper diventando un membro dello staff dell’artista statunitense. Nel 2019 si sposta a Milano lavorando come assistente di Loris Cecchini. Nel 2022 conclude gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Contemporaneamente negli anni espone i suoi lavori in spazi privati e pubblici.
English version
Three questions to Filippo Moroni
#paroladartista #artistinterview #tredomade #filippomoroni
Parola d’Artista:How important is matter to you?
Filippo Moroni: A brick, lime, a strip of fabric, leather, the lawn, a shoe, Blue Orchid by The White Stripes, Prisencolinensinainciusol, kill Bill, a laugh, a bottle of wine, another bottle of wine, chewing gum, underwear, socks, sock holders, hair, a glass of limoncello, a caress from Michela, a piece of advice from Maurizio, a kiss from Marika, a shoe, a seething mush that advances relentlessly, taking up all the surface space. If by matter we mean everything that is endowed with its own physical consistency, endowed with weight and inertia, this is enormously significant for me. I like playing with it, altering it, tormenting its surface, wallowing in it as if it were mud. Immerse myself in it and get shipwrecked.
Parola d’Artista:What relationship do you seek with the spectator?
Filippo Moroni: Who first has a vis-à-vis my work, inevitably, is me. I believe it is essential to spend a lot of time observing oneself, just as I believe it is even more important to look at the masters, Nihil sub sole novum: nothing new in short. I have always eaten a lot, binge upon binge. I always feel hungry. I appreciate sitting before a table laden with food and drink, too much fascinates me. When the moment of the first course finally arrives, your body ignites, the aroma assails you and you want to savour, to taste, to bite, but out of friendliness you wait for the dish to reach everyone present. Here, what I find interesting are those minutes of waiting that feed desire on the one hand and mystery on the other. I look for this from the spectator, I like to think that more sense organs are triggered. That’s a little bit what happens to me when I stand in front of a work by Schifano. A carnal and visceral relationship.
Parola d’Artista: Are you interested in the idea of surface concealing depth?
Filippo Moroni: My latest production is about this very idea. It is made with polyurethane foam and chenille velvet. What happens is a fact: the foam grows and advances across the surface of the support exactly like a parasite. It is then crushed, beaten, striated, tamed. It is a battle between me and the material that seeks an escape route. The fabric becomes one with the material underneath, hiding the ugliness and porousness of a crude, building concoction used for upholstery. At the same time, it contaminates and emphasises the material itself. My works are probably born out of shame. They could have their own name and be named after any person, as they make explicit and emphasise what each of us repeats every morning: we wear clothes that cover our bodies and allow us to show a new surface. We hide ourselves in plain sight.
Filippo Moroni Born in Castiglione Del Lago, Filippo Moroni, born in 1996, lives and works in Milan. After graduating in Design, he continued his training at the ‘Pietro Vannucci’ Academy of Fine Arts in Perugia. In 2017, he began collaborating with the Beverly Pepper Projects Foundation, becoming a member of the American artist’s staff. In 2019 he moved to Milan, working as an assistant to Loris Cecchini. In 2022, he completed his studies at the Brera Academy of Fine Arts in Milan. At the same time over the years he exhibits his work in private and public spaces.

Schiacciato XVI 140x190cm 2023 Schiuma poliuretanica,velluto di ciniglia, legno


Schiacciato II
Da ba dee dabba da-ee
40x50cm 2023
Schiuma poliuretanica,velluto di ciniglia, alluminio

Schiacciato III Su e ggiù
40x50cm 2023
Schiuma poliuretanica,velluto di ciniglia, alluminio

Schiacciato I Trippa
40x50cm 2023
Schiuma poliuretanica,velluto di ciniglia, Alluminio

Schiacciato IV La ballata dell’amore cieco
135x185cm 2023
Schiuma poliuretanica,velluto di ciniglia, legno

Schiacciato XI She’s my collar
40x50cm 2023
Schiuma poliuretanica,velluto di ciniglia, legno
