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#paroladartista #disegno #drawing #luigicarboni
Parola d’Artista: Che importanza ha e che ruolo ha nel tuo lavoro il disegno?
Luigi Carboni: Da sempre mi sono convertito alla pittura, cercando i diversi gesti oggi possibili. Nel 2019 ho iniziato un ciclo di opere che si intitolano Ridisegnare. Il disegno, lo schizzo sono stati sempre considerati secondari, in parte marginali, invece in queste opere il disegno diventa protagonista, un segno vivo, un tracciato nero dominante si sviluppa sulla superficie diventando artefice di una visione, equilibrio dello sguardo. Questo segno costruisce figure e corpi, che occupano lo spazio in una narrazione d’insieme, disperdendosi nell’indefinizione dei piani prospettici e nella totale assenza di una spazialità tradizionale. Questi corpi si scompongono e ricompongono diventando percorsi, mappe, sovrapponendosi in una sorta di puzzle, dove l’integrità della forma si rompe, strutturandosi attraverso l’idea del frammento: forme inquiete, aggredite, mutilate, reti di segni che tradiscono il “disegno” in senso tradizionale avanzando attraverso cancellazioni e smarginature dove tutto urge. Il disegno/segno è rivolto a mettere in discussione la forma nell’istante del suo rivelarsi è il tentativo di fissare qualcosa che ogni volta fallisce: segni urgenti, segni pulsanti, che si agitano come code di lucertole. Il segno si apre alla forma e contemporaneamente si racchiude in gorghi astratti, dove l’accelerazione dialoga con il rallentamento minuzioso del particolare e del dettaglio. Oltre ai corpi sono protagoniste le mani, mani aderenti al vero a cui si concede una propria autonomia: mani immense che determinano il carattere della figura, mani che si risvegliano, talvolta violente, altre volte dormienti o appassionate. L’arte richiede un carattere trasversale, non cerco strade lineari, tendo alla mescolanza, non ricerco una evoluzione costante, tendo a eliminare le gerarchie e i generi tra il disegno e la pittura, privilegiando solo una storia dell’arte dell’intensità: l’arte reclama una flessibilità. Scelgo un risultato di qualità, sicuro dei suoi mezzi espressivi, dando libero sfogo al segno e al colore, un’arte inclusiva, che mette a nudo i meccanismi del desiderio. La ricerca di un artista è la ripresa del discorso sull’arte, a partire da un punto in cui questa prospettiva si è interrotta, secondo il suo punto di vista. Vivo un po’ da solitario, lavoro in provincia, in una piccola città, ai confini dell’impero artistico; lavoro tantissimo, l’urgenza di rendere visibile l’opera è l’unico stimolo che giustifica l’andare in studio per passarvi tante ore: l’arte è un desiderio che suscita il piacere nella misura in cui l’anticipa; qui incontro le opere che sono i fantasmi che abitano questo luogo. Scelgo un programma per ogni dipinto, ma l’esito risulta una sorpresa, che sono costretto ad accettare: l’opera mi liquida sempre con un sorriso …vorrei disegnare immagini splendide ma sciupate.
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Luigi Carboni on drawing
#paroladartista #disegno #drawing #luigicarboni
Parola d’Artista: What importance does drawing have and what role does it play in your work?
Luigi Carboni: I have always turned to painting, looking for the different gestures that are possible today. In 2019, I started a cycle of works entitled Redrawing. The drawing, the sketch have always been considered secondary, partly marginal, instead in these works the drawing becomes the protagonist, a living sign, a dominant black trace develops on the surface, becoming the creator of a vision, a balance of the gaze. This sign constructs figures and bodies, which occupy space in an overall narration, dispersing in the indefiniteness of perspective planes and in the total absence of a traditional spatiality. These bodies break down and recompose, becoming paths, maps, overlapping in a sort of jigsaw puzzle, where the integrity of form breaks down, structuring itself through the idea of the fragment: restless, assaulted, mutilated forms, networks of signs that betray ‘drawing’ in the traditional sense, advancing through erasures and disfigurements where everything is in a state of urgency. The drawing/sign is aimed at questioning the form in the instant of its revelation is an attempt to fix something that fails each time: urgent signs, pulsating signs, waving like lizard tails.
The sign opens up to form and simultaneously encloses itself in abstract whirlpools, where acceleration dialogues with the meticulous slowing down of detail and detail. In addition to the bodies, the protagonists are the hands, hands that adhere to the real thing and are granted their own autonomy: huge hands that determine the character of the figure, hands that awaken, sometimes violent, other times dormant or passionate. Art demands a transversal character, I do not seek linear paths, I tend towards mixing, I do not seek constant evolution, I tend to eliminate hierarchies and genres between drawing and painting, favouring only an art history of intensity: art demands flexibility. I choose a quality result, confident in its means of expression, giving free rein to sign and colour, an inclusive art, which lays bare the mechanisms of desire. An artist’s research is the resumption of the discourse on art, starting from a point where this perspective has stopped, according to his point of view.
I live a little bit as a loner, I work in the provinces, in a small town, on the edge of the artistic empire; I work a lot, the urge to make the work visible is the only stimulus that justifies going to the studio to spend so many hours there: art is a desire that arouses pleasure to the extent that it anticipates it; here I meet the works that are the ghosts that inhabit this place. I choose a programme for each painting, but the outcome turns out to be a surprise, which I am forced to accept: the work always liquidates me with a smile … I would like to draw splendid but wasted images.
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