Intervista Emanuela Fiorelli

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Gabriele Landi: Ciao Emanuela, che importanza ha per te lo spazio?

Emanuela Fiorelli: Dai miei punti di vista lo spazio è diviso dalle nostre palpebre in ‘spazio interiore‘ e ‘spazio reale‘. Il primo è uno spazio senza riferimenti, il secondo invece ne ha molti. Nello spazio reale abbiamo ‘device‘ che ci aprono ad un altro tipo di spazio, quello virtuale che ci risucchia in luoghi mai vissuti, in situazioni mai affrontate, mai pensate e, per la maggior parte, mai volute. È un bene? E’ un male? Sta di fatto che questi spazi comunicativi spesso si antepongono ai nostri desideri e ci fanno entrare, a volte, nel caos. Si può abitare il caos?. Quando entri nello spazio virtuale è come entrare nelle sabbie mobili; più ti muovi (navighi) e più affondi perdendo di vista la direzione e il tempo. Quindi si può abitare il caos? Sì, a condizione di possedere il famoso ‘filo di Arianna’ che ci permetterà di uscirne.  Io entro ed esco spesso dal caos aiutandomi con il mio filo elastico che è sia il mio labirinto sia la strada per venirne fuori. Ma non è lo spazio virtuale quello che mi interessa indagare; è lo spazio interiore, quello sotto le palpebre, che mi interessa di più… è lo spazio intimo che mi mette in relazione con l’armonia dell’universo. In esso cerco il disegno che sottende il tutto. È un’illusione, lo so, ma cerco sempre la strada, la percorro ogni volta quando cucio i miei fili nella tarlatana o nel plexiglass, quando mi sporgo sull’ ‘orizzonte degli eventi’ e a volte mi ci butto facendo bungee jumping. È sempre il filo che non mi fa perdere la ragione, con esso indago lo spazio e lo polarizzo nelle sue conformazioni e deformazioni, nelle sue tensioni e forze invisibili…ma soprattutto nel suo mistero.

G.L. : Geometria = Mistero sembra un controsenso se la vediamo con gli occhi di quello che comunemente siamo abituati a pensare, in realtà trovo che questo binomio di antipodi sia molto interessante ti volevo chiedere di parlarne più diffusamente?

E.F. : Prendiamo ad esempio il quadro “La Madonna della Misericordia” di Piero della Francesca (1450 circa), dietro al suo mistero c’è anche la sua costruzione geometrica, semplice e perfetta. I numeri, che ci danno così sicurezza, sono ‘infiniti’, un concetto per noi tutt’altro che rassicurante, direi impensabile. Conosciamo tutti (immagino) la Serie di Fibonacci che dà come risultato il numero aureo 1,618 e sappiamo anche l’importanza che ha questo numero nella struttura e nelle forme della natura e la sua conseguente applicazione nel mondo dell’arte (e non solo). Non so se, come diceva Galileo Galilei, l’universo è stato scritto con l’alfabeto dei numeri, ma posso immaginare che attraverso essi si possa scoprire molto del mistero che ci circonda e che è dentro di noi. 

E’ stato trovato un sistema logico (i frattali) anche dove non ce l’aspettavamo, anche dove davamo per scontato ‘il caso’ (nelle nuvole per esempio).

Nelle mie opere, ripetendo sequenze apparentemente casuali, trovo la regola, ma nella regola vedo anche il suo limite e così, nell’apparente regolarità, creo spaccature, mutazioni, disconnessioni e buchi neri.

A volte penso che la geometria sia un’interfaccia, un’illusione ottica, lo “smalto sul nulla”(citando G.Benn), mistero…appunto.

G.L.: L’idea di leggerezza riguarda in qualche modo il tuo lavoro?

E.F.: Certo! La leggerezza è insita nelle mie opere perchè, sia nelle installazioni con i fili e le corde, sia nelle opere circoscritte dal plexiglass trasparente, c’è molto più spazio che materia, molti più vuoti che pieni (detto in soldoni).

Il prezzo della leggerezza però è la tensione, forza invisibile e costante che mantiene in vita relazioni.

Nella mega struttura ideata per la performance “Da 1848 a infinito” presentata recentemente al Macro, il tema è proprio ‘la tensione’.  Milleottocentoquarantotto metri di corda elastica disegnano nello spazio il simbolo matematico dell’infinito – ∞ – dove il corpo della danzatrice (Katia di Rienzo) ne attraversa i limiti a partire dai quali produrrà nuove forme; una sorta di ‘orizzonte degli eventi’. Le videoproiezioni (del fotografo Massimo Cappellani) sulle corde tese, amplificano il concetto di tensione e deformazione dello spazio. Il corpo si conforma e si oppone alle corde elastiche che ne impediscono (o agevolano) i movimenti… per liberarsene, per prolungare sé stesso? Per ritrovare la leggerezza?  

G.L.: Che cosa pensi del lavoro di Fred Sandback? 

E.F.:  Mi piace! Rende visibili spazi, che altrimenti sarebbero solo mentali, con un lavoro minimale e pulito.  Vorrei avere anch’io più opportunità di lavorare in spazi così ampi! Le idee spesso nascono proprio dal contesto che ti si propone di progettare. Naturalmente non devono mancare i finanziamenti pubblici e privati! Ho letto da qualche parte che i pesci rossi non crescono se sono messi in bocce di vetro piccole, ma se li metti in acquari più ampi diventano giganteschi…sarà vero? In ogni caso questa è la metafora dell’Italia e non aggiungo altro.

EMANUELA FIORELLI

Nasce a Roma nel 1970, dove vive e lavora. Si è diplomata all’Accademia Di Belle Arti di Roma nel 1993. Tra il 1998 e il 2001 le vengono assegnate borse di studio che le consentono residenze in Turchia, Polonia e Stati Uniti. Nel 2003 è invitata alla XIV Quadriennale “Anteprima Napoli”. Nel 2004 vince il Premio Accademia Nazionale di San Luca/Pittura. Nel 2005 partecipa alla mostra
Lucio Fontana e la sua eredità, dove si intende evidenziare una linea di continuità tra l’opera di Fontana e quella di alcuni artisti di generazioni successive. Nel 2007 elabora un intervento ed un’installazione nell’ambito del convegno “Matematica e Cultura”, Università Cà Foscari, Venezia.
Nel 2008 la Gedok la premia con una mostra personale alla Biennale d’Arte di Karlsruhe (Francoforte). Nel 2009 partecipa alla mostra “CROMOFOBIE Percorsi del bianco e del nero nell’Arte Italiana Contemporanea” tenutasi presso l’Ex Aurum di Pescara. Tra le recenti esposizioni si ricorda la partecipazione ad Experimenta, la Collezione Farnesina del Ministero degli Affari Esteri che punta alla promozione delle opere d’arte delle ultime generazioni all’estero. Nel 2010
vince il Premio Banca Aletti Artverona per la sessione pittura/ scultura/ installazione e video. Nel 2012 è invitata dall’Istituto Italiano di Cultura a Lima (Perù) ad esporre le proprie opere presso la Galleria d’Arte visiva Centro Culturale Ccori Wasi Universidad Ricardo Palma.
Dal 2012 dà vita ad esperienze nell’ambito performativo con “Fogli in ARIA” (Teatro Valle Occupato), “In-tensioni reciproche” presentato a Salerno, Milano, Venezia e Roma, e “Ad alta tensione” presentato al Festival “Kilowatt” a Sansepolcro e “Da 1848 a infinito” presentato ai Musei di San Salvatore in Lauro (2018) e al MACRO di Roma nel 2019. Del 2013 è la mostra “White & White” nel dialogo tra Corea e Italia, Museo Carlo Bilotti, Roma e
l’installazione “Di luce propria”nella Chiesa degli Artisti, Piazza del Popolo, Roma. Dallo stesso anno lavora con la Galleria Denise René di Parigi con la quale ha esposto ad Art Basel, al FIAC (2013), ad Artgenève (2019) e ad ARCO Madrid (2021). E’del 2014 la mostra “Costruttive
Art / Kinetic Art” tenuta a Miami in Florida. Del 2016 la mostra “The Sharper Perception, Dynamic Art, Optical and Beyond”, alla GR Gallery di New York. Nel 2019 è invitata a presentare una Installazione nell’ambito della mostra “Negative Space” allo ZKM Museum di Francoforte e nello stesso anno vince il Premio Pollock-Krasner Foundation.

Link Performance:
https://www.youtube.com/watch?v=z_AmLGGTWMs
https://www.youtube.com/watch?v=bcPP9zm91cw&t=3s
Sito internet:
http://www.emanuelafiorelli.it

Instagram: @studioemanuelafiorelli