Punti di vista sul sacro Gioni David Parra

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Gabriele Landi: Secondo te il sacro ha ancora una sua importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?

Gioni David Parra: In merito al sacro esiste una infinita iconografia e bibliografia legata alla religione e alla rappresentazione. Ma non voglio restare in questo recinto perché è nella mia natura sgabbiare. E lo spunto per evadere me lo offre la tua domanda perché chiede conto del sacro nella contemporaneità. Innumerevoli le mostre dove abbiamo spesso assistito a beceri e facili sberleffi dissacratori. Operazioni che mi trovano scettico e corrazzato visto che non credo ormai da tempo nella “provocazione” come nella “necrofilia” ostentate. Nulla è più provocatorio e atroce della realtà e voglio evitare il lungo e tragico elenco delle cronache recenti. Mi interessa invece l’arte come campo della visione, nel suo procedere a tentoni nell’indicibile per impervi sentieri. Sfilando i nostri passi dal pantano quotidiano. E penso al poeta come al nemico  involontario della necessità. Involontario perché irrequieto mentre sbrana sogni e sputa il pane dell’ovvietà. Il poeta è sacro perché inviso alla società. Il poeta è sacro perché l’ultimo fu straziato sul selciato. Il poeta è sacro perché tutti lo bestemmiano mentre in segreto improvvisano goffi tentativi di emulazione. Il poeta è sacro perché portatore di ali spiegate. Dunque il poeta è sacro perché incarna l’enigma. Quell’enigma che ci chiede come oltrepassare le mura degli interni baconiani o come recuperare le polveri di Giacometti mentre la nostra figura sfuma. Ecco come si manifesta il sacro contemporaneo. Si manifesta restando impalpabile ma sensibile, irraggiungibile ma irresistibile. Intanto Fontana taglia e Burri ricuce. E dunque come procedere? Tenuto conto che la preghiera sta già nel lavoro. Io reputo sacro il sudore come la mano ferita. Dico questo mentre porgo a Brancusi l’ennesimo elemento ligneo da apporre sulla cima della sua Colonna Infinita. E continuare…

Gioni David Parra opere nello studio