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Gabriele Landi: Il tema del sacro ha ancora una sua importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?
Luca Coser: Ritengo da sempre, fin da quando avvertivo il senso di questa parola senza saperla distinguere, definire, orientare, che il tema del sacro sia fondamentale nella nostra percezione del mondo, delle cose, degli altri, e di conseguenza, lo sia nel pensare come “possibile” la definizione di una qualsiasi “forma”. Perché il sacro riguarda la nostra riflessione sulla misura, sul limite, in ultima analisi sulla nostra insufficienza. La poesia si propone non come sintesi di un talento ma come sintesi di ciò che siamo, e si rapporta al sacro li dove le parole non riescono più a “dire”, li dove ogni narrazione si incontra col mistero e con ciò che è infigurabile, con ciò che siamo e che non siamo, con l’enigma sottinteso. Il sacro è la soglia instabile e indefinibile che viviamo, il dentro e il fuori di questo segreto. Considerata la nostra natura, non credo che a tutto questo si possa rinunciare.
Tutto qui. Per me, tutto qui.





