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Gabriele Landi: Secondo te il tema del sacro ha ancora una sua importanza nell’ arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?
Francesco Del Conte : Mi vengono in mente I Sette Palazzi Celesti di Kiefer esposti all’Hangar Bicocca di Milano, opera che amo e che con una discreta regolarità vado a visitare. In quest’opera l’alone di sacralità che pervade lo spazio non è riconducibile esclusivamente ad una dimensione religiosa. C’è altro: l’astronomia, la storia, l’architettura. Per sacro io personalmente intendo un’attività che ti distoglie dall’attimo presente. Io non sono assolutamente religioso ma spesso ricerco una dimensione contemplativa, anche con il mio lavoro, una sorta di spiritualità laica. Osservare e produrre un’opera d’arte, guardare i colori del tramonto, realizzare un manufatto in legno, studiare una disciplina. Sono esperienze in cui credo ci sia un’elevazione dell’intelletto e dello spirito che parte dal basso, dalle piccole cose. Penso che questa umile dimensione contemplativa meriti un po’ più di attenzione, sia nella società che nell’arte contemporanea, essendo questa una manifestazione della prima. Viviamo in un mondo in cui tutto è gridato, veloce e spesso superficiale. Quasi non c’è il tempo per soffermarsi sulle cose. Non che ci vada spesso ma apprezzo tantissimo il silenzio che c’è nelle chiese. Forse mi sto allontanando dalla tua domanda e concludo qui, ma mi piacerebbe molto che il silenzio delle chiese si potesse apprezzare in altri contesti della nostra società.






Veduta d’insieme

