Punti di vista sul sacro Chiara Gambirasio

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Gabriele Landi: Il sacro ha ancora una sua importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?

Chiara Gambirasio: Innanzitutto la risposta secca è “Si!”.

Vorrei però motivarla un po’, dato che dentro di me sento una sicurezza al riguardo, ma il motivo per cui la sento è molto complesso e stratificato.

Personalmente aderisco alla religione dell’ateismo. Sì, la chiamo religione da esattamente due giorni. La chiamo così perché mi sono resa conto che semplifica molto l’atteggiamento diffuso oggi. Molti dicono che non credono, ma poi cercando qualcosa in cui credere, come il Progresso, la Scienza, Se stessi, l’Arte, e così via. Il credere dona forza e vitalità solo per il fatto di credere, indipendentemente dal “cosa” si crede. Questa riflessione sul credere è nata anni fa leggendo il libro “Il coraggio dell’etica” di Laura Boella, forse in questi anni ho trasformato un po’ il concetto che voleva trasmettere lei, ma le riconosco l’imput primario.

Ebbene, il Sacro è spesso legato alla religione, anche se non sempre ovviamente. Il Sacro non è legato ad alcuna religione solo nell’ateismo, che comunque presenta delle caratteristiche simili a qualsiasi religione. Quindi è davvero difficile trovare una dimensione in cui il sacro possa non esistere. (Persino Andy Warhol per detronizzare il sacro usa dei modelli antichi, le icone). Penso che l’arte per certi artisti possa diventare come una religione, perché ci vuole una fede e una fiducia immensa per “strappare la verità al vuoto” [Barnett Newman]. In ogni caso, anche se vogliamo tralasciare questa possibile vicinanza tra religione e arte, con parole di più facile digestione si può dire che non può esistere un’arte che esca dal tempo lineare se non ha a che fare con la spiritualità. La spiritualità estrae dal tempo e porta in una ciclicità infinita, che da occidentali viene chiamata “eternità” e da orientali “vuoto”. Penso che Eternità e Vuoto possano coincidere, perché sono un’origine sempre in potenza. Cosa c’è di più sacro e intoccabile di Eternità e Vuoto?

Inoltre sento personalmente un senso di responsabilità proprio nel ricordare con il mio lavoro e con le mie opere che quella dimensione di Vuoto e di Eternità non solo esiste, ma continua ad esistere ed è necessaria per stare al mondo e per stare bene. Ricordarsi di questa dimensione ci rende meno attaccati alla materialità, e ci pone in una condizione di ascolto invece che di volere a tutti i costi ottenere qualcosa. Penso che l’Arte sia il ponte tra materia e spirito, la materia più spirituale e lo spirito più materiale che esista. Quando spirito e materia si incontrano nell’Arte, in un’opera (opera intesa sia come oggetto che apre la percezione a qualcos’altro, sia come atto stesso dell’operare senza un fine specifico), allora si apre uno spazio di silenzio e rispetto dentro di sé, che fa sentire all’esterno il senso del Sacro.

Inoltre mi sento di segnalare la mostra “Il Numinoso” curata da Giorgio Verzotti alla Galleria Building di Milano. Penso che questa farà un po’ da spartiacque per il futuro della galleria, degli artisti in mostra, ma anche per l’interesse immediatamente prossimo da parte delle figure dell’arte. Penso sia ciò di cui abbiamo tutti bisogno.