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Gabriele Landi: Secondo te il sacro ha ancora importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?
Giuliano Dal Molin: Sono tornato da poco da un lungo viaggio: ho percorso la Via Francigena italiana dal Passo Gran San Bernardo in Valle d’Aosta a Santa Maria di Leuca in Puglia (tre mesi di cammino) e forse questa mia esperienza è in relazione alla tua domanda. Penso che l’aspetto interiore o spirituale sia una costante nell’uomo, non tanto il sacro legato alla religione o al culto – presenza molto personale e variabile – ma la ricerca di un senso che vada oltre l’elemento materiale e temporale della vita. In arte è una costante presente da sempre e abbiamo avuto secoli in cui si è espressa con grandi capolavori proprio in funzione della religione. Ora tutto questo sembra finito e le opere strettamente legate al culto sono solitamente mediocri o insignificanti, ma abbiamo raggiunto nel campo dell’arte una straordinaria libertà e mai come ora l’artista può esprimersi in modo personale e senza vincoli. Per quanto mi riguarda penso che l’opera vada oltre l’aspetto formale e che la ricerca nel campo del colore, struttura, spazio sia un tentativo di creare un “luogo” dove ritrovarsi spiritualmente. Un “luogo” che porta alla riflessione e il termine sacro può essere sostituito da spirituale o interiore; qualcosa che la parola ha difficoltà a definire ma che fa parte dell’opera e le dà significato – senza di questo sarebbe solo ricerca estetica vuota e fine a se stessa -.

Veduta dello studio

Veduta dello studio

Veduta dello studio

opere nello studio



Ph Guliano Dal Molin

Ph Guliano Dal Molin

Ph Guliano Dal Molin

Ph Guliano Dal Molin

Ph Guliano Dal Molin

Ph Guliano Dal Molin

Ph Guliano Dal Molin
