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Gabriele Landi: Secondo te il sacro ha ancora importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?
Angela Madesani: Mi limito a rispondere alla prima parte della domanda, la seconda, infatti, è fuori da qualsiasi mia competenza e la mia idea al proposito è collocata in una sfera intima, personale.
Nel corso degli anni ho costruito più volte mostre strettamente legate a questo tema, in una sua accezione ampia. Mi sono interessata a più di un artista che si occupa del senso del sacro nella sua ricerca, da leggersi in una chiave di spiritualità universale e non in senso strettamente religioso.
Quando il culto, in ambito greco, molti secoli prima della venuta di Cristo, si svolgeva all’aperto, magari in un bosco, lo spazio del témenos, del recinto sacro, e quello dell’altare anticipavano l’idea di tempio. Il sacro al quale faccio riferimento è in parte derivante da quel concetto, da una spiritualità universale, collegata alla natura, all’universo, che oggi più che mai dovrebbe essere considerata come imprescindibile.
L’arte che il più delle volte arriva dove la società civile non è ancora giunta è in grado di parlare di tutto questo nel migliore dei modi possibile.
Trovo che tra Piero della Francesca ed Ettore Spalletti, che si tratti della cappella della Madonna del Parto o di quella del Commiato, giusto per fare due esempi ci sia un fil rouge indissolubile, che riesce a rivelare, a quanti lo vogliono cogliere, il senso profondo dei fenomeni.

Madonna del Parto

Cappella del Commiato

