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Gabriele Landi: Secondo te il tema del sacro ha ancora una sua importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?
Azzurra Immediato: “Il tema del Sacro, a mio parere, oggi, nell’Arte e nel quotidiano vivere, ha assunto una valenza differente dal passato, così come il ruolo allogatogli ha mutato metamorficamente le proprie istanze. Sino ai primissimi anni del 2000, in special modo alle nostre latitudini, tutto ciò che rimandava al Sacro non poteva che essere eco alla cultura cristiana, persino con un rafforzamento ideologico dopo l’11 settembre 2001.
Ciò ha caratterizzato una rilettura, spesso errata, delle radici cristiane che, giocoforza, ha assuefatto l’immaginario collettivo. In tal senso, taluna arte ha ripreso a indagare il sacro come elemento e gradiente drammatico, slegandone le trame filosofiche che, al contrario, guardano ben oltre e molto più in profondità rispetto ai dogmi religiosi. La capacità che abbiamo, troppo spesso, di confondere Sacro e Fede limita di molto la percezione che il Sacro assume nelle dinamiche esistenziali.
Cosa è il Sacro, bisognerebbe chiedersi. Alcuni risponderanno seguendo i dettami della propria fede, di quella d’appartenenza, delle sovrastrutture che la propria società ha edificato. Qualche artista potrebbe anche rispondere che ad esser sacra è la propria arte.
Da agnostica quale sono, il Sacro come elemento fondante lo status di vita su questa terra non mi appartiene, così come non appartiene ai miei genitori e non apparteneva ai miei nonni. Ho sempre avuto un rapporto di libertà totale con la Religione e la Fede, tanto da essermi avvicinata solo in età universitaria ai sacramenti, senza poi proseguire il percorso. Ciononostante riconosco un sentimento di Sacro in molti processi umani, sociali, collettivi da cui molta Arte è scaturita – essendo io una medievalista ed una modernista buona parte del mio studio è stato modellato dalla traduzione di una simile fenomenologia –
Interessante, tuttavia, è scoprire come il Sacro sia stato affrontato in modo diverso nelle società in base alle differenti religioni – tanto che ancora oggi l’umanità ne paga le conseguenze – ma credo che vi sia una, tra molte, strade da seguire: abbandonare l’idea che il Sacro dogmatico possa essere universale e globalizzato o globalizzante.
Il Sacro, inoltre, è anche elemento di percezione del reale – non già e non solo in opposizione al Profano – In ciò potrebbe rivelarsi un parallelismo con la conditio dell’Arte. Entrambe le dimensioni si rapportano con la realtà per offrirne una interpretazione – non oggettiva –
In che modo, pertanto, oggi, l’Arte dialoga con il Sacro? Al di là dell’architettura ecclesiastica che resta in linea con le regole dettate dalla religione di riferimento, esiste tutta una serie di azioni ed opere che ha tendenzialmente intrapreso due percorsi: quello dello scardinamento delle gabbie costruite attorno e a causa del Sacro e quelle che, al contrario, a partire da questo tema, da questo sentimento, hanno tentato una sorta di ricongiunzione.
Appare però chiaro che se la tensione verso il Sacro – o il laicamente sacro, come spesso lo nomino – si fa portatrice di una interlocuzione con il mistero ancestrale e cosmogonico della nostra presenza e del senso stesso del vivere, esiste la speranza che, al di là d’ogni Fede e Credo, tale indagine possa restituire alle coscienze e al ragionamento strumenti atti a non cedere alle lusinghe di un pensiero precostituito.
Oggi, il Sacro dovrebbe, dunque, essere uno strumento nella ricerca esistenziale e della sua libertà, non una risposta. Allo stesso modo, nell’Arte che, da sempre, è dimensione ontologica, esso può essere varco per una indagine antropologica e filosofica di grande valore, non meno di ciò.
Alla mia riflessione accompagno le opere di un solo artista, Fabio Ricciardiello, fotografo e scultore che ha affrontato il tema del Sacro in maniera molto soggettiva, declinandone la visione secondo un itinerario che si affida a termini differenti, svelando dinamiche altrimenti inenarrate.






