Indagine sul Sacro il punto di vista di Luca Sposato

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Gabriele Landi: Secondo te il tema del sacro ha ancora una sua importanza nell’arte di oggi e nel mondo in cui viviamo?

Luca Sposato: Dunque, il tema che tocchi è mastodontico e pur essendo uno stimatore non posso reputarmi esperto. Così come nessun altro: anzitutto il “sacro” è reagente del subconscio umano, sono due consapevolezze, la Coscienza e la Sacralità, nate più o meno nello stesso momento, all’alba dei tempi, due facce della stessa medaglia. Se perdipiù associamo questa indagine al settore artistico e oltremodo al contemporaneo, mi sento un borghesuccio che vuol esplorare il cosmo!

Ma proviamoci, va.

Arte e Sacro, Arte-Sacra o arte/sacra sono legati dalla questione sull’immagine, quindi, nella fattispecie del contemporaneo, tocca citare per l’ennesima volta (sempre lui!) Walter Benjamin e la questione sulla perdita di “aura” dell’arte del Novecento. Da questa considerazione della prima decade del XX secolo (1936, mi pare) si è appoggiata molta critica e molta arte successiva, con una decisiva impennata nel postguerra dove si aprirono ricerche più positiviste e inclini ad una fisionomia dell’artista più pragmatica ed interessata al “concreto”. L’artista diventa un intellettuale, un filosofo, un pensatore e l’oggetto artistico diventa tutt’al più un innesco per provare alcune fissazioni intellettuali. Dal Pop, al NewDada, al Concettuale,  all’Arte Povera, al Postmoderno, alla Transavanguardia, …

c’è questo atteggiamento anti-mistico.

Invero non è del tutto esatto questo profilo: sottotraccia, alcuni artisti proponevano un’indagine sinceramente più penetrante gli abissi della Coscienza, perciò del Sacro. Parlo di diversi cineasti, musicisti, qualche letterato e molti fotografi. Parlo di artisti che andavano oltre l’immagine, concetto disperso da chi seguiva una pratica.

Ovviamente sto generalizzando, ma è un fatto che la dimensione più “popolare” dell’arte ha permesso di ripercorrere, e riproporre talvolta, temi intimamente vicini alle persone (Arte e Sacro, appunto) mentre si allontanava nei sistemi più elitari. Senza parlare poi della vittoria della non-cultura americana su tutto il continente europeo, una condanna silenziosa che ha portato il mercato ad imperare perfino nelle scelte di cosa è sacro e cosa no, arrivando perfino a “comprare la nostra morte” (Baudrillard). Sacche di resistenza, per fortuna, ci sono state e continuano ad esserci, ma siamo veramente al post-apocalittico e non ce ne siamo nemmeno accorti. è un argomento un po’ troppo lungo da affrontare, ma in separata sede sappi che sto sviluppando una sorta di ricognizione critica di queste resistenze attuali che mi piace chiamare esempi di Romanticismo Relazionale.

L’importanza del sacro oggi giorno? Ovviamente enorme, senza il sacro si rinnegherebbe una parte dell’Essere Umano, così come la sua capacità di sognare e creare. “Sacro” non vuol dire simbolico e nemmeno teologico: è proprio una necessità innata di dare un significato alle cose, senza che le cose ne abbiano la necessità. è chiamarle per nome, è un pochino anche distruggerle, per affermare la propria umanità, ma in maniera simbiotica (o micotica, come i funghi).

Persino rappresentare le cose è un po’ “ridurle” al loro significato ma al contempo sacralizzarle: cosa c’è di più sacro dell’Arte, l’unica vera iniziativa sincera della coscienza umana.