Intervista a Giacinto Di Pietrantonio

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Gabriele Landi: Ciao Giacinto, come nasce il progetto per il duomo di Cosenza e perché si chiama “La Rivoluzione Siete Voi”?

Giacinto Di Pietrantonio: Il titolo non è “La rivoluzione siete Voi” questo è il titolo generale della  mia pagina instagram che riguarda qualunque immagini io decida di postare. Comunque il progetto arazzi per il duomo di Cosenza nasce dal fatto che quest’anno sono 800 anni che la cattedrale cosentina è stata costruita e dunque si stanno facendo una serie di manifestazioni volte a celebrare questa ricorrenza.  Io sono stato contattato circa un anno fa da Maurizio Misasi Presidente della Fondazione Riccardo Misasi Ereditare la Terra che mi ha chiesto di collaborare a questo progetto. Naturalmente trattandosi della realizzazione di opere per un duomo mi sono state date dal parroco del Duomo don Luca Perri e dal Vescovo di Cosenza Monsignor Francesco Nolè, richiamato in cielo un paio di settimane prima dell’inaugurazione avvenuta il 4 ottobre, una serie di temi liturgici biblici e/o evangelici. 

G.L.: Come hai vissuto l’idea di lavorare all’interno di una chiesa, luogo che per secoli ha accolto la maggior parte delle opere d’arte prodotte in Europa?

G.D.P.: Per me è stata una grandissima opportunità. da sempre ho detto e scritto che c’è la necessità che l’arte torni a lavorare dentro e con la chiesa. Quella vera, non in spazi sacri sconsacrati, dove facciamo da sempre le mostre. Qui la sfida è altissima e torna a riaprire un dialogo importante per l’arte e per la chiesa. Il fatto che io sia stato chiamato a riaprire questa possibilità mi rende felice al settimo cielo.

G.L.: Chi sono gli artisti che hai coinvolto in questo progetto, e che cosa hai chiesto loro di fare?

G.D.P.: Luigi Presicce, Vedovamazzei, Ugo La Pietra, Debora Hirsh, Vanessa Beecroft, Alfredo Pirri, Goldschmied & Chiari, Stefano Arienti, Maurizio Orrico, Michele Ciacciofera, Mariella Bettineschi, Giuseppe Stampone, Giuseppe Gallo, Jan Fabre, Grazia Toderi, Michelangelo PIstoletto, artisti chiamati a proporre un progetto che poi sarebbe stato approvato o meno dal vescovo e dal parroco per poi essere tradotti in arazzi. Con nostra grande sorpresa li hanno approvati tutti la prima volta, anche quelli che a prima vista sembravano poco ortodossi. Da questi progetti sono stati ricavati gli arazzi di 4 metri per 140 centimetri ognuno, installati negli archi della navata centrale. Dato che gli arazzi, realizzati dall’azienda di arredi sacri Desta, sono, come detto, a tema liturgico, anche l’allestimento e  la loro sequenza è stata decisa con mio grande piacere dal parroco, perché opere che esprimono un racconto sacro di cui io non avevo tutte le chiavi. In questo senso ho imparato molto da questa esperienza

G.L.: Come mai è stato scelto di realizzare degli arazzi?

G.D.P.: Anche questa è stato una loro richiesta, in quanto il duomo di Cosenza è molto spoglio e dunque da un lato ci voleva qualcosa di leggero e dall’altro si voleva cercare di ripristinare la tradizione medievale degli stendardi sacri.

G.L.: Secondo te il tema del sacro ha ancora una sua importanza nella società in cui viviamo?

G.D.P.: Credo di sì,  sia perché le religioni  continuano a prosperare e sia in quanto il sacro è qualcosa di più vasto rispetto alle religioni. La stessa arte è una disciplina che non esisterebbe se non fosse permeata di una qualche idea di sacralità. Pensa a Duchamp e al suo ready made che esiste in relazione a un sistema di credenze, vale a dire che qualcosa possa essere qualcos’altro. Senza voler essere blasfemi questa è una forma laica “di Eucarestia” in cui Gesù dice che il pane non è pane ma il suo corpo e il vino il suo sangue. Non è un caso che nelle discussioni cruciali sull’arte avvenute all’interno della religione Cristiana dal Concilio di Nicea VIII secolo  alla Riforma protestante, sec XVI, che hanno coinvolto pesantemente l’idea e la sopravvivenza dell’arte la discussione verteva sull’impiego o meno delle immagini d’arte. Difatti, non sarà un caso se sempre relativamente alla religione cristiana insieme al tema della crocifissione e della Madona, l’unico altro tema che viene trattati è quello dell’Ultima Cena.

Come sappiamo la chiesa cristiana di Roma ha scelto sempre di essere iconofila a differenza degli ortodossi e  protestanti iconoclasti che comunque sono due modi di affrontare il sacro.  Tuttavia c’è chi come lo storico dell’arte Viktor I. Stoichita dice che l’arte contemporanea come idea di contesto e white cube nasce proprio dalla riforma protestante che vietava l’arte nei luoghi sacri, ammettendola all’esterno. 

Giacinto Di Pietrantonio