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Gabriele Landi: Ciao Mariella, per prima cosa ti vorrei chiedere perchè le figure dei tuoi dipinti digitali, per le quali attingi al vasto repertorio della storia dell’arte, hanno gli occhi raddoppiati?
Mariella Bettineschi: Ciao Gabriele, rispondo velocemente a questa domanda: L’era successiva è una riflessione sul tempo che viviamo, pieno di radicali cambiamenti sia per l’ambiente che per la cultura. Questo ciclo è composto da tre sezioni: Nature, Biblioteche, Ritratti. Ai ritratti femminili, grandi icone della nostra cultura, raddoppio gli occhi per segnalare la capacità visionaria delle donne. Affido a loro, infatti, il delicato passaggio all’era successiva.
Gabriele Landi: Approfitto di questa tua risposta per farti una domanda scontata: esistono ancora differenze fra femminile e maschile nell’ arte?
Mariella Bettineschi: E’ necessario porre la risposta su due piani diversi.
Sul piano del linguaggio le differenze ci sono e ci saranno sempre.
Uomo e donna hanno approcci distinti sia sul piano immaginifico che sul piano della resa formale.
Sul piano della circolazione delle opere delle donne, lentamente le cose stanno cambiando.
Critici, curatori, galleristi, collezionisti avveduti, hanno capito che c’è una prateria immensa di donne bravissime, pronte per essere immesse nel mercato e quindi finalmente visibili.
Gabriele Landi: Concordo in pieno e, nel mio piccolo, spero di dare il mio contributo a questa attenzione doverosa. Detto ciò esiste poi il rischio della moda non credi?
Mariella Bettineschi: Sono migliaia di anni che gli uomini (maschi) dipingono, scolpiscono, scrivono, fanno musica…e nessuno si è mai chiesto se fosse una moda. Appena lo fanno le donne ci si preoccupa. Vedi quanta strada c’è ancora da fare?
Gabriele Landi: Questo è vero, personalmente credo che non esista una questione di genere. Superare questo falso problema sarebbe il passo avanti che manca, non credi?
Mariella Bettineschi: Certo, il giorno in cui più nessuno si chiederà se un’artista è maschio o femmina, vorrà dire che il problema sarà superato. Si guarderà il lavoro per quel che vale. Semplicemente.
Ma come vedi, il mio è un lavoro femminista (ciò significa che sono in lotta) e tu mi poni domande di genere.
Gabriele Landi: Che importanza ha la dimensione politica nel tuo lavoro?
Mariella Bettineschi: Sono una donna di sinistra, sono una femminista, vivo nel mio tempo e non posso non assorbirne le tematiche, le tensioni e le contraddizioni.
Ma non mi piace lavorare su tesi, a tavolino.
Le complessità entrano in me, elaborano pensieri e sentimenti fino a diventare linguaggio.
L’era successiva ne è un esempio.
Gabriele Landi: Puoi parlare di questo ciclo di lavori?
Mariella Bettineschi: Il ciclo L’era successiva nasce nel 2008 all’inizio della crisi mondiale che coinvolge le economie di molti paesi (ed è ancora in corso, più che mai attuale data la pandemia che ci ha colpito). L’ambiente, la cultura, sono ancora una volta a rischio di sparizione. Io segnalo questo rischio mettendo in primo piano Nature, Biblioteche (i luoghi stessi del vivere e del sapere) invase da presenze misteriose, vapori, gas, che cancellano il centro dell’immagine, lasciandone solo slabbrati contorni. Confido nelle donne, capaci, oltre che a mettere al mondo il mondo, di salvarlo. Scelgo, per la loro forza di penetrazione e per la loro assoluta bellezza e integrità, Ritratti femminili della nostra cultura (Fornarina, Giuditta, Cecilia Gallerani, Maria de Medici…).
Raddoppio i loro occhi per segnalare la capacità visionaria delle donne.
Questi occhi medusei, fanno la stessa inquietante impressione che per Edipo potevano avere quelli della Sfinge, mentre l’uomo attendeva il verdetto finale al suo indovinello. Disturbano e morbosamente attraggono, come la rasoiata di Un chien andalou di Luis Buñuel e Salvador Dalí.
Lo spettatore, in un primo momento, è attratto dal loro essere icone dell’arte rinascimentale, improbabili nel contesto espositivo contemporaneo. Si avvicina sorpreso, ma appena è di fronte all’opera rimane ipnotizzato dalla presenza di quattro occhi che lo guardano. Sono occhi reali che lo guardano, lo interrogano, sono gli occhi di donne che da oggetto sono diventate soggetto. Loro ci dicono che ambiente, animali, vegetali, minerali, donne e uomini sono tutti collegati in un equilibrio molto fragile. Comprendere e rispettare questo equilibrio è entrare nell’era successiva.
Gabriele Landi: Nel momento storico che stiamo vivendo, mi riferisco alla pandemia, quello che racconti di questi lavori acquista ancora più senso. Credi che questa situazione cambierà il mondo dell’arte e più in generale quello della cultura?
Mariella Bettineschi: E’ una bella domanda! Certo, nessuno di noi ha vissuto un lungo periodo così difficile. Finirà? Quando finirà? Come saremo?
Se fossimo saggi dovremmo capire che è nostra responsabilità ristabilire un equilibrio fra noi e la Natura. Ma quando gli umani sono stati saggi? La storia non insegna quasi nulla, altrimenti, dopo una guerra avremmo imparato a non farne più.
L’arte che può fare? Al massimo salva noi stessi dalla solitudine. Qualche volta manda lampi illuminanti, come dei segnali, degli avvertimenti. Ma sono solo piccole luci nella notte.
Forse bisognerebbe essere più bravi, più forti, farci ascoltare. Ma siamo così lontani da chi decide le sorti del Pianeta. Sono così altro da noi e noi così soli.
Gabriele Landi: Quello che personalmente mi lascia stupito degli artisti è la quasi totale incapacità di fare rete di condividere dei pensieri, di accendere una discussione, che non sia quella intorno al loro lavoro.
Io ci provo con questa pagina e in molti mi dicono bravo che bella idea, stai facendo una cosa importante … ma personalmente non sono soddisfatto!
Vorrei dare una spinta forte alle mie colleghe e ai miei colleghi. Mi sembra che con questo atteggiamento autoreferenziale non si vada da nessuna parte ed è proprio questo atteggiamento, di noi artisti, che negli anni ha favorito la costruzione biric a brac di un sistema/giungla in cui abbiamo sempre avuto un ruolo marginale. Ora che tutto ciò crolla credo che sia venuto il momento per noi di assumerci le nostre responsabilità e di far sentire la nostra parola!
Tu che cosa ne pensi?
Mariella Bettineschi: Se sposti la questione sul sistema dell’arte è chiaro che il ruolo dell’artista, da protagonista (considerato che è lui che mette al mondo l’opera) è diventato solo un anello del sistema. Perché un artista “funzioni” tutto il sistema deve circolare. La selezione è feroce e non sempre è fatta sulla qualità di una ricerca, ma su cosa il mercato vuole.
Io ho 72 anni, sono cresciuta con una visione “romantica” dell’arte. Ho costruito relazioni con artisti su progetti importanti, ma i primi a colpirmi alle spalle sono stati proprio loro.
Questo mi ha portato a chiudermi e ad occuparmi solo del mio lavoro.
Ora la pandemia ha messo a dura prova il sistema: sono saltate le mostre, le fiere…da un anno quasi non riusciamo più a far circolare le nostre opere.
Tu dici: perché non facciamo rete, perché non ci organizziamo fra di noi?
Fino agli anni ’60 gli artisti si incontravano, discutevano, litigavano, ma si tenevano stretti sull’immaginazione che li accomunava. Poi i gruppi sono scomparsi, sono emerse forti personalità intorno alle quali il sistema dell’arte si è posizionato.
Ora che succederà? Non ti so dire. Gli artisti sono individualisti, “traditori” nel senso che devono nutrire la loro opera a scapito di tutto.
Ma forse hai ragione, ogni crisi crea nuove soluzioni. In più oggi abbiamo la tecnologia che ci mette tutti in contatto. Forse nasceranno nuove opere, nuove modalità per farle conoscere. Il futuro, anche se ci sembra oscuro, in realtà è, per sua natura, aperto.
Gabriele Landi: Tornando al tuo lavoro ti volevo chiedere come mai sei passata dall’immagine dipinta all’immagine digitale?
Mariella Bettineschi: Per puro caso. Nel 1994 mio figlio Tiziano ha aperto un’agenzia di comunicazione. E’ stato fra i primi a fare siti web. Aveva dei bravi tecnici, ma senza nessuna cultura visiva. Un giorno mi ha chiesto se potevo passare qualche volta nello studio e dare loro qualche dritta. Per la prima volta ho visto e scoperto le potenzialità di un computer. Ho intuito che era per me una miniera d’oro e mi si è aperto un mondo. E’ stato un apprendimento faticoso, data la mia età, ma tale era l’interesse che da quel momento è diventato uno dei miei strumenti espressivi. Non l’unico, come sai, uso tutti gli strumenti, in modo pragmatico, passando dalla pittura alla scultura, al disegno, al collage, al ricamo, alla fotografia, alla digital painting. Non a caso li chiamo “strumenti”, sono mezzi per accerchiare, dare forma a un pensiero, ad un’immaginazione.
Gabriele Landi: Trovo straordinaria la tua voglia di metterti in gioco, di meravigliarti, di imparare, mostra forse un tuo lato nascosto infantile?
Mariella Bettineschi: Certamente! Credo che in ogni artista permanga un lato infantile! Come potremmo affrontare la precarietà continua insita nel nostro lavoro senza “l’innocenza” di rincorrere un sogno?
Solo i bambini sanno giocare con estrema serietà, come fanno gli artisti.
Ma i bambini non si aspettano nulla dal gioco che stanno facendo, pronti ad abbandonarlo e ad iniziarne uno nuovo. Gli artisti invece, che sono adulti, sono consapevoli del rischio che stanno correndo, sanno che camminano su un filo sospeso nel vuoto. Rincorrono il loro sogno, all’infinito, senza mai sapere se lo raggiungeranno. E questo è difficile. Ecco perché hanno bisogno di un contesto che creda in loro, che li sostenga. Ecco perché noi due stiamo sognando il sogno dell’arte, perché abbiamo bisogno di confrontarci. Per non sentirci soli e per avere la forza di continuare.
Mariella Bettineschi nasce a Brescia nel 1948. Dopo il Liceo Artistico, nel 1970 si diploma presso l’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo.
Artista femminista, si contraddistingue, nel panorama internazionale, per la continua ricerca di linguaggi femminili capaci di raccontare, attraverso pittura, scultura, disegno, ricamo, collage, fotografia, digital painting, la centralità della donna, le sue infinite capacità di mettere al mondo il mondo.
Alcune mostre:
1988 : Aperto 88, XLIII Biennale di Venezia, Venezia ; Aspekte der Biennale Venedig, Art Forum, Munich
1989 : Blau Farbe der Ferne, Heidelberger Kunstverein, Heidelberg
1996 : Rubata al tempo, Galleria Continua, San Gimignano
1999 : La vestizione della sposa, Heidelberger Kunstverein, Heidelberg
2006 : Voyager, Dorfman Projects e New York University, New York ; The University of Arts, Philadelphia ; IIC, Los Angeles ; Santa Monica Museum of Art ; GAMeC, Bergamo
2013 : Zoom- fotografia italiana, Fondazione Remotti, Camogli
2016 : Atlante delle immagini e delle forme, GAMeC, Bergamo
2017 : Da Duchamp a Cattelan, arte contemporanea sul Palatino, Roma ; Raffaello, l’eco del mito, GAMeC, Bergamo
2018 : The Subversive Stitch, Artissima, Richard Saltoun Gallery ; Group show, Paris Photo, Richard Saltoun Gallery
2019 : Percezioni 1, Fondazione Volume, Roma ; Mariella Bettineschi & Beatrice Pediconi, Arte Fiera Bologna, z2o Sara Zanin Gallery ; Trasformer, MiArt, Richard Saltoun Gallery; Hommage à Léonard et à la Renaissance, Chateau du Rivau, Loire; Notturno Più, Palazzo Cesari Marchesi, Biennale Venezia; 100% Women, Artissima e Paris Photo, Richard Saltoun Gallery; Il corpo insensato, Palazzo della Ragione, Bergamo
2020: Mariella Bettineschi, Silvia Camporesi, Ekaterina Panikanova, Arte Fiera Bologna, z2o Sara Zanin Gallery; GESTOZERO, Museo di Santa Giulia, Brescia e Museo del Violino, Cremona
2021: TI BERGAMO, GAMeC, Bergamo

L’era successiva (Natura) 2019

L’era successiva (Raffaello, Fornarina) 2010

L’era successiva (Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla) 2017

L’era successiva (Bronzino Maria de Medici) 2019

L’era successiva (Biblioteca Malatestiana, Cesena) 2016

