Tre domande ad Amedeo Sanzone

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Gabriele Landi: Ciao Amedeo, che cosa ti attira dei materiali plastici che usi nel tuo lavoro?

Amedeo Sanzone: L’ incontro con un materiale può verificarsi attraverso circostanze del tutto fortuite e casuali, ma la scelta dello stesso, l’adozione, l’assunzione a mezzo di espressione non è assolutamente arbitraria ed è determinata da una precisa volontà, risponde ad inequivocabili esigenze tematiche e concettuali. Nel caso specifico il Lexan, materiale plastico simile al Plexiglass, ma nello stesso tempo diverso, si presenta come una lastra trasparente capace di trasmettere la luce in modo eccellente, in rapporto allo spessore, tra l’84% e l’87%. Rivelatosi in questo senso congeniale rispetto alla tematica trattata.

Gabriele Landi: Che importanza ha il colore per te e come dipingi i tuoi quadri?

Amedeo Sanzone: Base plastica su cui intervengo, dopo una particolare preparazione, con vernice per auto e con un colore esclusivo rispetto alla cartella dei colori R.A.L., non solo perché di volta in volta stabilisco in base alle esigenze specifiche, il quantitativo di trasparente o coprente, ma anche perché al colore scelto aggiungo sempre una percentuale che varia tra il 10 ed il 20 % di un colore eterogeneo, ottenendo in questo modo un colore specifico ed unico. Il processo della lavorazione si realizza dal di dietro, ovvero nella parte posteriore, da qui la complessità di una realizzazione che non contempla correzioni, nel senso che la più piccola sgocciolatura, sbavatura implica l’impossibilità di un recupero, con la conseguente distruzione materiale del lavoro. Lavoro che come dicevo si esplica attraverso successive e ripetute sovrapposizioni di verniciature più o meno trasparenti, per poi terminare con delle rifiniture di colori differenti conferendo in tal modo ad una superficie brillante e fortemente specchiante, cangianti e variegati riflessi cromatici.

Dalla complessità tecnica del piano posteriore si passa così alla apparente semplicità di una superficie monocromatica propria del piano anteriore, congeniale alla tematica trattata: luce, spazio, colore.

Gabriele Landi: Mi sembra che nei tuoi lavori più recenti ci sia una spiccata vena plastico/scultorea. Le superfici da lisce si stanno rigonfiando ed i lavori si accostano fra loro nello spazio cheli ospita con un criterio più ritmico. Puoi parlare di questa nuova fase del tuo lavoro?

Amedeo Sanzone: Questa nuova fase del lavoro è semplicemente l’evoluzione fisiologica di un percorso, i noumeni non sono altro che l’applicazione dei miei lavori che ha assunto dimensioni più o meno grandi, rendendosi  autonoma, ma perfettamente in linea con la ricerca. Sono l’esplicazione, la manifestazione, l’epifania dell’assoluto. La luce accarezza la superficie, scivola, insinuandosi tra le pieghe, lungo la materia forgiandola, plasmandola. Materia plasmata dalla luce che diventa forma. Forma amorfa che diventa sostanza. L’oggetto diventa soggetto. Una riflessione che si costruisce e che risiede nel processo del ragionamento e che nel gesto creativo trova la sua apparizione noumenica.  

Amedeo Sanzone

Nato nel 1968 a Napoli. Dove vive e lavora.

Inizia la sua attività di pittore nella bottega d’arte paterna, affiancando ad una esperienza diretta e manuale del dipingere un percorso di studi interamente improntato ad una ricerca artistica. Dopo la maturità d’arte applicata e il diploma di laurea conseguito all’ Accademia di Belle Arti di Napoli, approfondisce gli studi di “estetica” attraverso il conseguimento della laurea in filosofia presso l’università Federico II di Napoli.