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Il mio primo amore nell’arte è stato un amore segreto. Avrò avuto sei o sette anni. A casa mia non c’erano libri e non c’erano quadri, la mia era una realtà priva di raffigurazioni, insomma, ho avuto un’infanzia iconoclasta. Adoravo disegnare e, pur priva di mezzi, cercavo forme ovunque, nelle nuvole, nelle macchie di umidità, nei segni tracciati dai sassi sul terreno. Una formazione primordiale e selvaggia quindi, finché in casa nostra non è arrivata (in regalo, non so più da chi) una speciale scatola di cioccolatini. Era speciale perché sul coperchio della scatola di latta era raffigurata “La Dama dell’Ermellino” di Leonardo. Ovviamente nessuno a casa mia sapeva chi fosse Leonardo, eppure io, in qualche modo, l’ho “riconosciuta”. Rimasi davvero incantata dalla bellezza dell’immagine e non mi stancavo di guardarla. Finiti i cioccolatini, mia madre ha conservato la scatola per metterci dentro dei documenti e la teneva chiusa in una credenza. Io, di nascosto perché non mi era consentito frugare tra le cose dei grandi, ogni tanto andavo a guardare la scatola, con amore e avidità, poi richiudevo in fretta, temendo di essere vista, fino all’appuntamento seguente. Solo molti anni più tardi, studiando arte alle superiori, ho scoperto che la figura di quella scatola aveva un nome, anzi, un titolo, ed era l’opera di un genio. Quell’immagine è rimasta dentro di me per tanti anni, segreta, conosciuta e ignota, ed io, senza saperlo, avevo sancito la mia appartenenza all’arte.



