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Gabriele Landi: Buongiorno Fabio, lei é sempre vissuto in mezzo all’arte?
Fabio Gori: Si, la mia famiglia aveva una casa nel centro di Prato ed era spesso meta di personaggi che, agli occhi miei di bambino, apparivano essere molto interessanti, I frequentatori erano spesso artisti, critici, giornalisti e appassionati di arte.
Ascoltavo con piacere i discorsi sull’arte e ancora ricordo le discussioni se l’arte potesse essere astratta oppure dovesse solo essere concreta, lo scandalo che suscitava in città un opera di Fontana entrata nella nostra casa e poi ancora tanti altri.
Tra i ricordi un episodio: avevo imparato a riconoscere molti degli autori dei quadri e una volta a pranzo a Venezia alla trattoria “all’Angelo” mi misi a indicare alcuni dei quadri nominando gli autori e, casualmente, fui sentito dal proprietario della trattoria che venne da me portando un foglio e mi chiese se scrivevo il mio nome perché desiderava ricordarsi di questo giovanissimo che si interessava così fortemente di arte; era convinto che io sapessi leggere e rimase sorpreso nell’apprendere che non solo non sapevo leggere ma che avevo appena quattro anni .
Accompagnavo spesso mio padre negli studi degli artisti e la speranza era sempre di poter uscire con un dono che questi, molte volte, mi facevano e, già allora, tornavo a casa felice sentendomi un collezionista e collocavo l’opera che poteva essere un piccolo acquarello o un disegnino nella mia camera. Sono passati circa sessanta anni …
Gabriele Landi: Che ricordi ha di questi incontri con gli artisti c’è qualche episodio che ricorda con piacere?
Fabio Gori: Come dicevo la nostra casa è sempre stata aperta per poter condividere con gli interessati la nostra passione e spesso abbiamo collaborato mettendo appunto a disposizione la nostra abitazione con Associazioni e Enti. Poi da qualche anno insieme a mio fratello Paolo abbiamo deciso di fare mostre anche nella sede della nostra azienda “Gori tessuti e casa” a Calenzano. Questa iniziativa è nata, potremmo dire, in modo del tutto naturale, in quanto entrambi, avendo la passione per l’arte contemporanea , spesso ci confrontavamo su artisti ed esperienze vissute nel mondo dell’arte. Così un giorno parlammo della nostra intenzione di aprire la nostra ditta alla realizzazione di mostre di arte all’artista e carissimo amico Vittorio Corsini il quale non solo trovò ottima questa nostra idea, ma ci spronò a metterla in pratica, iniziammo, perciò proprio con Vittorio, la nostra prima mostra di “Arte in Fabbrica” con il desiderio di condividere questa avventura, prima di tutto, con i nostri collaboratori e poi con tutte quelle persone, che ci avessero manifestato curiosità nel trovare l’arte in un posto non usuale. Decidemmo che la scelta, di volta in volta, degli artisti sarebbe avvenuta di comune accordo cercando di trovare coloro che potessero esprimere concetti a noi cari realizzando opere che sapessero interpretare al meglio lo spazio a disposizione.
La seconda mostra è stata realizzata da Flavio Favelli. Tutte e due le mostre hanno avuto un successo straordinario di pubblico e di critica e questo ci ha spinto a continuare e pensiamo a primavera di inaugurare la terza con un’altra artista eccezionale.
E’ per noi emozionante vedere come gli artisti riescano a leggere lo spazio in modo così differente e come, fino ad ora, la loro creatività lo abbia saputo fare, esprimendo concetti e donandoci molteplici sensazioni.
Iniziare da un ambiente completamente vuoto e poi parlare di un progetto e ancora vederlo, prima sulla carta, e poi nella sua completa realizzazione è ciò che maggiormente mi esalta. Poi un altro aspetto molto gratificante è quando si riescono a coinvolgere persone che difficilmente sono entrati in un museo di arte contemporanea e che invece si trovano a farci domande e a interessarsi a quanto mostrato loro.
Gabriele Landi: In merito alle mostre e alla loro organizzazione quali sono stati gli sviluppi nel tempo?
Fabio Gori: Vivevo queste esperienze e quelle di quando questi artisti venivano a trovarci come momenti straordinari della mia vita. Ero attratto dagli argomenti trattati spesso con vivacità e grande partecipazione.
Poi andavo a scuola, parlavo con gli amici e non trovavo tracce di quello che tanto era stato dibattuto da noi a casa e negli studi e restavo basito di vedere che poteva esistere anche un mondo dove le problematiche dell’ arte fossero quasi sconosciute.
Ho proseguito nel tempo a tenere aperta la nostra casa e a farla frequentare da tanti amici artisti e abbiamo fatto mostre in casa oppure partecipato a iniziative di arte.
Appena inaugurata la casa che tuttora vivo con mia moglie Virginia, chiedemmo a un giovane curatore di organizzare presso di noi la sua prima mostra dal titolo “biglietto da vista”. Questo curatore era Sergio Risaliti, ed è un piacere vedere quanta strada poi abbia fatto e oggi è il direttore del Museo 900 di Firenze.
Mi piace ricordare, tra i tanti episodi vissuti con gli artisti, quando, alcuni anni fa,avevamo invitato Fabrizio Corneli a realizzare per la nostra casa un intervento site specific, e dopo diverse cene e discussioni insieme stabilimmo che tipo di lavoro per il soffitto della nostra sala avrebbe fatto. La mattina seguente attraversavo Prato e mi apparve questa grande pagina bianca di un grande muro, retro di un cinema, in una deliziosa piazza/salotto della città medioevale. Mi venne spontaneo di pensare come sarebbe stato bello se, su quel muro, avesse potuto intervenire Fabrizio. Cercai il proprietario e trovai una persona intelligente e sensibile che si lasciò convincere, dopo aver visitato lo studio di Corneli e allora parlai con l’allora Sindaco che mi aiutò dandomi carta bianca e provvedendo a tutte le spese per l’installazione e l’illuminazione della medesima e finalmente riuscimmo a collocare un’ opera che tutte le sere ripete la magia dell’apparizione di un volto che è diventato un volto amico della nostra città. Amo profondamente la città dove vivo e, credo che non sia un caso se l’amico Emilio Isgrò pubblicando la sua autobiografia mi abbia definito” l’arcipratese”.
Gabriele Landi: La tua è sicuramente una vocazione autentica e tenace, fatta d’impegno concreto non sei certamente un collezionista da salotto! Come ti definiresti?
Fabio Gori: La definizione collezionista non mi ha mai fatto impazzire, penso di aver cercato e a volte trovato nella passione per l’Arte una possibilità di crescita personale. Ho apprezzato in questi anni le molte belle amicizie e questo mondo che mi ha, come ti ho scritto, affascinato fin da bambino.
Le opere che sono esposte nella nostra casa lo sono perché rappresentano momenti speciali della nostra vita e spesso dei nostri incontri.
Non amo seguire le mode, ma preferisco scelte del tutto personali e quando mi è stato possibile ho volentieri messo a disposizione dell’attività pubblica le mie conoscenze e le mia esperienze.






