#paroladartista #intervistaartista #lucacoser
Gabriele Landi: Ciao Luca, che importanza ha la luce nel tuo lavoro?
Luca Coser: Devo dire che non ci penso. Non mi faccio domande rispetto alla luce. Ho consapevolezza che lavorando con una prevalenza del bianco ho a che fare con un colore (acromatico) di elevata luminosità, ma non è una caratteristica della poetica
della mia pittura. Così come non mi pongo troppe regole rispetto al colore. Lavoro con una tavolozza fatta di colori tenui e non puri, luminosi ma a tratti austeri, limitati. Lascio che i colori escano da una necessità più che da un progetto. Lavoro
più su suggestioni letterarie, per cui alla tua domanda dovrei rispondere: per me la luce è, come ha scritto Hemingway, una stanza pulita, illuminata bene.
Gabriele Landi: La letteratura agisce nel tuo lavoro come una suggestione?
Luca Coser: La letteratura, ma direi nello specifico la narrazione attraverso le parole si manifesta nelle dinamiche del mio lavoro di pittore non tanto come una suggestione quanto come una intersezione.
Per me dipingere è “nominare” e fare arte è definire un mistero, un mistero che si manifesta li dove le parole e le immagini entrano in contatto con l’impossibilità di dire. Ecco, questa impossibilità di dire, questa “insufficienza” è presente non solo nella mia pittura ma nella mia vita più in generale, mi risulta quindi impossibile pensarla esclusivamente come pittura; è pensiero, partecipazione emotiva, relazione col mondo e con gli altri, è vita. Sono attratto dalle parole perché le parole permettono il pensiero, e nel mio caso (ma non solo nel mio) permettono la pittura. La mia pittura è piena di parole.
Gabriele Landi: I tuoi lavori pullulano anche di evocazioni della presenza umana esiste un’ aspetto narrativo che li lega fra loro?
Luca Coser: Si, spesso parto dalla rappresentazione di corpi, figure recuperate dal mio passato, dalla mia memoria. Figure dell’arte, in molti casi. Ad esempio, ho realizzato una serie di ritratti poi ricoperti del tutto o in parte prendendo in esame delle vecchie cartoline che
mi sono trascinato appresso per una vita, e che tenevo nei cassetti o tra le pagine dei libri. Ritratti fotografici di pittori e scrittori, nella loro immagine vedo una parte della mia biografia e una parte di identità collettiva, questo mi attrae. Ecco, le figure umane
che si vedono nei miei quadri hanno sempre questa doppia valenza, questo fragilissimo legame che riguarda una parte di biografia personale e una parte di biografia collettiva.
Gabriele Landi: Queste immagini parlano anche del tempo della memoria collettiva in qualche modo ?
Luca Coser: Inevitabilmente, credo. Gli uomini non ricordano nel tempo allo stesso modo. Memoria individuale, memoria collettiva, conservazione del passato si trasformano di continuo. La stessa idea di esperienza è in continua trasformazione. Gli artisti registrano il paesaggio che si propone al loro sguardo e lo restituiscono ognuno a loro modo, chi in maniera esatta e chi no, chi scandagliando inedite profondità e chi soffermandosi al puro intrattenimento… Ma tutti condividendo un aspetto comune, che ha a che fare con il loro tempo e con l’eredità di una particolare memoria collettiva. Un aspetto mutevole e di fatto inconoscibile, ma che nel suo proporsi circoscrive dei campi di azione, delle visioni, delle poetiche.
Gabriele Landi: Esiste una vena narrativa nel tuo lavoro?
Luca Coser: Il mio lavoro è pervaso in maniera significativa di letteratura, e quindi si, c’è molta narrativa nella mia pittura. Ma così come amo in letteratura la cifra narrativa del non detto e del sottratto, così amo in pittura tutto ciò che sta per accadere … ma non accade. Questa è forse l’unica direzione che la mia pittura ricerca con ostinazione, una narrazione per immagini dove il silenzio non è uno spazio vuoto ma una risposta in attesa. La mia vuole essere una pittura che anche quando si occupa di immagini forti tende a concentrarsi sulle vite minuscole e sottotraccia di queste stesse immagini. Questo ultimo aspetto risulta essere il più pericoloso della mia ricerca, il più difficile da gestire: scivolare in un lirismo inefficace è molto facile. E’ una sfida che accetto con piacere.
Gabriele Landi: Ne risulta dunque una forte tensione?
Luca Coser: Questa tensione di cui parli è un dato di fatto. Non mi pongo il problema. E’ la tensione del mettersi in moto verso qualcosa, fosse anche un viaggiare immobili. A pensarci, il tipo di tensione a cui maggiormente aspiro riguarda lo svelamento, quello di cui
parla John Berger in un suo testo, quando dice che il risultato finale in arte “svela” e quindi definisce un punto di partenza e non un punto di arrivo. Si, la tensione che mi è cara è lo sforzo in vista di una partenza che a sua volta porta a un nuovo
inizio; e via così, finché le gambe reggono.
Gabriele Landi: Talvolta compaiono delle forme quasi geometriche fatte a mano libera puoi parlarne?
Luca Coser: Sono sempre stato esteticamente attratto dagli schemi nell’attimo in cui arrivano a un punto di rottura, o dal caos quando incontra elementi che lo costringono all’ordine, mi piace quella forma di eccesso che porta un processo a deviare da un
dato percorso. L’immagine che racconta di questo è un’immagine inquieta, che porta turbamento, un’immagine che ha in se una forma di tensione invisibile, sospesa. I miei lavori inseguono questa estetica, non so se la raggiungono. Ci provano.
La forma che da inizio a un mio dipinto è sempre accennata e persa in una materia caotica, l’ultima è sempre un accenno di geometria; quello che accade nella loro relazione è imprevisto e sfugge in gran parte al mio controllo.
A un certo punto il dipinto mi dice di fermarmi, e io lo faccio.
Luca Coser è nato a Trento nel 1965 e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Emilio Vedova.
È artista, docente di ruolo di Disegno all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. La sua prima esposizione personale è del 1989, da allora ha operato con regolarità nel campo dell’arte contemporanea. Recentemente il suo lavoro è stato presente negli spazi museali del MART, Rovereto – PAN, Napoli – Museo d’Arte Moderna, Chișinău – Kaiserliche Hofburg Museum, Innsbruck – MAG, Riva del Garda.
Vive a Trento e a Milano.

2021, No miracle
acrilico su lino, cm 200×170

2020, La pelle,
acrilico su lino, cm 240×200

2020, La pittura è una cosa privata, acrilico su lino, cm 190×190

2021, Fuoco, scontornato,
acrilico su lino cm 200×190

2021, Monica, acrilico su lino, cm 200×170

2021, Morgana, acrilico su lino, cm 200×190

