#paroladartista#ciclodiopere#federicofusj#notturni #nero
Mollino: Ma questi neri come li fai?
Federico Fusj: Non sono neri, sono Notturni…
Li faccio di terra. Terra su carta.
Mollino: In genere usi pigmenti all’acqua…
Federico Fusj: Si, ed anche non avevo mai usato una materia così grassa. Ho tenuto questa terra, che in genere si usa per altro, in osservazione per alcuni anni. Notavo che aveva qualcosa di nuovo e di antico al tempo stesso. Mi interrogava, aveva un senso ulteriore al suo uso convenzionale. Poi ho voluto provarla, nel modo in cui uso i pigmenti e sono usciti questi lavori. Mi hanno sorpreso. Mi piaceva pensare ad un gesto o scrittura fatta di terra come i disegni che da bambini si fanno sulla sabbia o sul paciugo.
Mollino: Un gesto primario, l’uso della terra come materia d’arte è comune a tutte le culture e possiamo pensare anche al gesto di “scrivere sulla terra di rimando biblico…”
Federico Fusj: In questo caso c’è in più l’elemento ambientale, il notturno…(omissis)…. sono allora gesti ambientali ma anche ambientati… Desideravo e desidero fare qualcosa smollata di sovrastrutture, anche di quelle artistiche… Desideravo un incontro oltre il suono, la voce, le comunicazioni verbali…audiovisuali
Mollino: Perché i Notturni?
Federico Fusj: All’inizio mi trovavo a lavorare a queste carte dal crepuscolo in avanti, verso la notte che non è l’assenza di luce. Così ho continuato stabilendolo come metodo di lavoro. Creando un ciclo. Essendo quindi lavori fatti di notte o verso la notte, li ho chiamati Notturni. In musica il notturno nasce in forma di monodia e queste possono essere monodie visive. Forse il termine monodia è più calzante di monocromia…. Un canto ad una sola voce, la voce è una materia… A me fanno pensare agli schermi spenti dei cellulari, che diventano pozzi profondi che riflettono le impronte. Questi Notturni riposano lo sguardo. Hanno solo una livrea scura, elegante, anche Hassidica per chi ne conosce il significato.
Mollino: Hanno una fitta trama di segni, una memoria di passaggi di stesura, sembrano quasi dei bassorilievi.
Federico Fusj: …E’ una terra e come tale si plasma anche…
Eh si, è un lavoro che trovo molto vicino alla scultura, del resto la pietra è terra, cotta a pressione e vapore. Scolpire è come arare, tracci dei solchi in cui semina l’invisibile… Qui avviene per deposito: è una risultante.
Mollino: Di fatto però hanno un colore che ha anche molti significati, molte implicazioni…
Federico Fusj: Mah guarda, per me il termine colore è un codice direi culturale, ogni cultura ha il suo… Poi non ho da costruire o restituire un’immagine… semmai scrivo un Nome… Esistono invece materie che hanno un loro cromatismo, ma alla base c’è la materia, se alteri la materia, si altera anche il colore. Qui siamo in presenza di una materia unica, una terra che ha questa tonalità… mi interessa il risultato che questa materia propone, forse non è disgiunto dal suo colore. La sua caratteristica si esaltata nella sua stesura, è la forma che crea sfumature inaspettate, come la notte in cui la vita vive come di giorno… Come dire che: la vita è sempre, anche quando sembra che ci sia una limitazione in realtà è la stessa vita che scorre sempre.
Mollino: Sembrano essere calzanti col periodo di emergenza e di limitazione che stiamo ancora attraversando …
Federico Fusj: Come giustamente fai notare il parallelismo può esserci, ma il ciclo è iniziato a luglio 2019 quindi forse possono avere un valore profetico,escatologico, ma non sta a me dirlo. A volte si incontrano delle impossibilità, limitazioni, convenzionalmente chiamati periodi scuri. Sono così in relazione alla nostra idea, ai nostri piani. Sono i nostri piani ad essere oscurati, testati o annullati, così da farci chiedere se erano o non erano necessari… porsi questa domanda critica credo sia vitale.
In realtà questi momenti sono parte dello svolgimento della vita, su cui noi non abbiamo controllo i cui disegni a volte possono anche essere diversi dai nostri. Ma tutto ha uno scopo…bisogna avere fiducia, come dico spesso nessuno ha scelto di nascere ne tanto meno in questo tempo preciso…
Mollino: In queste parole sembra di cogliere il vecchio adagio che l’arte anticipa i tempi, è così per te? E come li vivi oggi questi lavori, dopo quanto è successo?
Federico Fusj: Credo, con qualcuno, che l’artista sia una voce profetica. Al netto di questo, nel mio caso lavoro perché ho un’urgenza, l’urgenza avviene sempre in relazione ad una pienezza dei tempi. Cronologicamente dall’inizio di questi Notturni abbiamo poi attraversato un periodo ……………..(omissis)………………. Su questo rimane la notte, e rimane anche il peso del dramma …………….(omissis)………… e dei momenti che abbiamo vissuto. Rimane una notte in cui viviamo, compiamo gesti, segnamo e di- segnamo. Una notte che riempio di gioia di vivere.
Questo rappresentano per me oggi questi Notturni, la gioia di vivere anche nel buio, cioè nel preludio di un’alba nuova.
(Tratto da: I racconti col Mollino, agosto 2020)

Nocturne op.19-K4-2019
Armenian Bolus on paper, cm 27×23

NOCTURNE-OP 19-K-10-2019
Armenian Bolus on paper, cm 51×28

NOCTURNE-OP 20-K-1-2020-
6x25cm

Nocturne op 19-K1-2019-
Armenian Bolus on paper, cm 28×22

NOCTURNE-OP 19-K-6-2019
Armenian Bolus on paper, cm 28×2

Nocturne op 19-K3-2019
Armenian Bolus on paper, cm.22×18

Nocturne op.19-K11-2019
Armenian Bolus on paper, cm 28×28

