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Nel mio studio dal 2008 si stratificano luoghi, geografie, terre, vegetali, pigmenti, capsule di piante selvatiche, pietre, forme e texture naturali che raccolgo e che uso per lavorare, tracciare, dipingere, plasmare.
Si incontrano visioni virtuali, paesaggi lontanissimi e quelli che attraverso ogni giorno.
Penso alla pietra di Makapansgat, il diaspro antropomorfo raccolto da un australopiteco che lo aveva riconosciuto, scelto, e portato nella sua grotta, nel suo territorio, dove diaspri rossi proprio non c’erano.
Un gesto originario e simbolico.
Lo studio si trova in ogni luogo in cui raccolgo materiali e idee, ovunque nasca un dialogo germinativo con le cose. Lo studio è l’argine del fiume, è lo spazio di una visione e per quanto luminoso, lo studio è sempre una caverna.


Caterina Sbrana

Caterina Sbrana

Caterina Sbrana
