#paroladartista #intervistaartista #alessiodegirolamo
Gabriele Landi: Ciao Alessio, che corrispondenza esiste fra il tuo lavoro con la pittura e le frequenze sonore?
Alessio De Girolamo: Ci sono leggi che si ripetono in maniera identica all’interno di fenomeni fisici diversi, e questo in ambiti apparentemente molto lontani. Florenskij lo sapeva, così come Skrjabin. La loro opera a un certo punto giunge a ossessioni comuni: la ricerca di frequenze sonore in grado di resuscitare o di uccidere. Amo molto quel periodo storico post romantico, dove l’epistemologia e l’indagine gnoseologica taglia di traverso ambiti fino ad allora considerati incongrui. E dove la sinestesia era un punto di arrivo della ricerca artistica.
Gabriele Landi: Esiste, nel tuo lavoro, un’ idea di arte totale?
Alessio De Girolamo: Come ho confessato amo un momento storico in cui questo obiettivo era centrale per molti, ma io personalmente non ne sono ossessionato nei termini in cui l’arte totale deve sposare diversi linguaggi simultaneamente. Sono ossessionato piuttosto dal creare le condizioni di un coinvolgimento totale. Ma può essere sufficiente un suono.
Gabriele Landi: Parliamo della tua pittura. Perché lavori con gli smalti industriali?
Alessio De Girolamo: Perché mi piace l’odore del solvente. Da ragazzino iniziai a dipingere nell’atelier di un artista che usava gli smalti e quell’odore e la brillantezza di quei colori mi davano una grande e spontanea gioia. Cosi diciamo che sono diventati i miei colori preferiti e ciclicamente ho bisogno di tornare da loro.
Gabriele Landi: Il tuo lavoro sia sonoro che visivo si basa dunque su una serie di legami empatico sinestetici in tutto ciò che ruolo gioca l’intuizione?
Alessio De Girolamo: Per usare un termine trasversale a diverse discipline credo che Euristica sia quello che meglio mi definisca. Questo perchè sono attratto da informazioni verosimili ma incomplete e sicuramente difficilmente dimostrabili. E quindi l’intuito è l’unica cosa, in un processo simile, che può condurmi a nuove ipotesi poetiche
Gabriele Landi: Quindi preferisci coltivare l’incertezza la precarietà al loro contrario?
Alessio De Girolamo: Direi che è insito nell’approccio ai limiti nuotare dove non si tocca.
Gabriele Landi: Una specie di attrazione fatale!
Alessio De Girolamo: Dall’esterno probabilmente può essere percepita anche così
Gabriele Landi: Tu come la vivi?
Alessio De Girolamo: Non so se capita anche a te, ma credo di si. Credo che capiti a tutti di essere sorpresi dalla curiosità istintiva verso qualcosa che presenta certe caratteristiche. Volendo è una pulsione primitiva, oppure innocentemente infantile. Poi passando il tempo scopri che quella collezione di interessi ha in comune una cosa sola con cui vuoi confrontarti: la Bellezza.
Gabriele Landi: La melanconia ha un ruolo in tutto ciò?
Alessio De Girolamo: Si, perchè a differenza della malinconia che è uno stato consapevole di nostalgia, la melanconia è un’immotivato stato di alterazione umorale, che la rende nel mio immaginario la parte più interessante della Bellezza. E il suo contenere un aspetto nero anche nella radice del prefisso prelude al vitale bisogno di luce.
Gabriele Landi: I tuoi dipinti sembrano percorsi da forze terrestri magmatiche animati da una progressiva invasione dello spazio in che modo gestisci lo spazio nei tuoi lavori?
Alessio De Girolamo: Come un luogo da cui deve arrivare qualche rivelazione. Non ho mai pensato al supporto come superficie ora che ci penso. Una superficie è un piano cartesiano e mi fa inorridire solo il pensiero. I numeri mi fanno inorridire. I numeri non esistono, ne abbiamo bisogno perchè siamo una coda rarefatta del big bang. Plotino questo l’aveva descritto bene nelle Enneadi, così come aveva descritto il numero uno. Ecco quando dipingo non vivo il pensiero come molteplice ma come uno, quindi se il tempo è generato dallo spazio, e se il tempo è molteplicità numerica devo dire che lo spazio in definitiva non esiste nei miei dipinti. E alla fine neanche i dipinti stessi, ma un unico dipinto.
Gabriele Landi: Il che ci rimanda al punto di partenza, di questo nostro dialogo, l’idea di arte totale che nel tuo caso sembra fare appello all’accumulo di esperienze. In quest’ottica si inserisce anche il tuo dialogo aperto con altri artisti?
Alessio De Girolamo: Quello che intendevo dire è che forse ogni esecuzione è la stessa, e che l’accumulazione di esecuzioni sono una ripetizione che ha senso solo in questo angolo di universo. Allo stesso modo nel dialogo e nelle collaborazioni con gli altri artisti cerco sempre la stessa cosa, ma vivendo in un tempo lineare anche in questo caso le esperienze diventano plurali.
Alessio de Girolamo è un pittore e sound artista. Trae ispirazione dall’epistemologia e dai suoi limiti gnoseologici mettendo in risalto aspetti illusori con linguaggi multidisciplinari e mix installativi, realizzando esperienze immersive e performances. Ha fondato a Milano”DAVW” nel 2016, un progetto dedicato al suono e in stretto dialogo con l’elemento archtettonico della finestra, realilzzando diverse collaborazioni con artisti contemporanei.

PH Eleonora Angiolini, 2020

“Slicing Mozart”, sound performance, Etna Reverie, Etna Vulcano (Sicily), 2016

Pinhole Photography, 30*40cm, TAI (Tuscan Art Industry), Prato, 2018

“Language”, ceramic dish service, at SCIC FENDI STORE, via Durini, Milano, 2020

“listening 1-2”, enamel paintings, 13*18cm, Pieve a Presciano, Tuscany

“Element 138”, Brass Plate, 20*30cm, Siena, Tuscany, 2015

“Dyapason 138”, alluminium sculpture, Milano, 2015
