Intervento visibile dal 25 settembre al 27 novembre







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Gabriele Landi: Ciao Iginio, che lavoro realizzerai per Aurelia→SUD?
Iginio De Luca: “A cuore aperto” è il lavoro pensato per “Aurelia Sud”: asporto il coperchio plastico che chiude l’insegna luminosa svelando una dimensione nascosta e privata, un’operazione sfacciata, semplice ed estrema, trasparente nel senso e nell’azione perché sfonda un piano percettivo che limita, pone veti visivi e concettuali. Un viaggio metaforico nel retrobottega di uno spazio per valicare un limite e osservare, per resettare un processo relazionale e andare oltre, in profondità, nelle viscere di un light-box freddo e anonimo tra serpentine al led, fili elettrici e collegamenti meccanici. Un corto circuito semantico che compromette un dispositivo annunciante, sfibra i proclami commerciali, pone dubbi sulle attività dichiarate e inconfutabili.
G.L.: Questo tuo desiderio estremo di tabula rasa, che si traduce con la scarnificazione dello stesso light box
I.D.L.: E’ un desiderio legato da sempre al mio processo creativo: azzerare, deludere le aspettative, sottrarre certezze, togliere per potenziare un messaggio, rafforzare un’assenza per ascoltarne l’essenza.
G.L.: Questa non è davvero la prima occasione in cui il tuo lavoro viene presentato in una situazione di fruizione senza filtro, alla mercè di chiunque vi si trova a passare davanti, nella maggior parte dei casi casualmente. Credi che l’arte, presentata in contesti del genere, riesca a mantenere la sua forza di segno e ad essere letta nella sua complessità?
I.D.L.: Essere artista è vivere senza filtro, esporre ed esporsi nelle più recondite sfaccettature a proprio rischio e pericolo, un funambolo in equilibrio precario senza rete di protezione, un portatore insano di enigmatiche incertezze; il bilico, come Philippe Petit, è la mia dimensione quotidiana, biografica e professionale. L’arte in contesti non deputati deflagra e si unisce alla vita, è la vita, crea incursioni non autorizzate nell’animo di chi assiste e partecipa, non chiede impostazioni preventive o strategie comportamentali. Si affida al caso, alle sue potenzialità escatologiche, alle sue ambigue e stratificate interpretazioni, come in chi si trova a passare in macchina sull’Aurelia e a tutta velocità ruota lo sguardo sull’insegna luminosa e in assenza di slogan pensa: “non c’è niente da vedere, circolare!”
IGINIO DE LUCA
Nato a Formia il 21 agosto 1966. Vive a Roma e a Torino, insegna Decorazione e Installazioni Multimediali all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone.
E’ un artista poliedrico; è un musicista, un artista visivo. Fa video, installazioni, performance. Negli ultimi anni la sua poetica si è concentrata soprattutto sulla produzione di video, di immagini fotografiche, ma anche di quelli che lui definisce blitz. Considerandoli a cavallo tra arte urbana e performance, l’artista compie azioni a volte sorvolando, altre proiettando e scappando, altre ancora arrivando in luoghi con elementi di forte disturbo e impatto visivo. Ibridando etica ed estetica, tecnologia e azioni comportamentali, Iginio reclama l’interazione con l’ambiente e il pubblico, denunciando, tra ironia e impegno, la crisi di valori di questo nostro tempo. L’utilizzo di molteplici e differenti registri linguistici ha da sempre caratterizzato la sua progettualità e conseguentemente le scelte metodologiche ed operative, lasciando intendere che il denominatore comune è nella necessità di scardinare le certezze, di rompere i codici della formalizzazione espressiva, per tendere un tranello alla realtà, sorprendendola alle spalle. Decodificare la trama della ragnatela che l’artista tesse, costruendo funambolici equilibri tra segni di natura diversa, è il compito del pubblico, chiamato a una partecipazione attiva da un’interrogazione che non può essere elusa.
Pur lavorando su molti campi, nella poetica di Iginio de Luca si riconosce un’unità molto intensa. L’artista ha realizzato diverse mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
