Ritmo originario

Alessandra Serra

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È un movimento misterioso quello che conduce alla nascita dell’immagine. È lo spazio nel quale la  spiritualità incontra la materia e lascia segno di sé attraverso le sue tracce dopo essere penetrata in quel  fondo oscuro dal quale faticosamente risale per trasformarsi ogni volta in qualcosa di nuovo e diverso.

Nell’urgenza di un sentire che nasce dal fare, il gesto cerca la sua incertezza, la sua purezza originaria, la sua  primitiva sacralità. Si protende verso ciò che non sa per affacciarsi ogni volta nel vuoto, per cercare  qualcosa che ancora non è.

L’installazione dal titolo echi, nasce dal desiderio di porsi in ascolto di un ritmo originario. Sentire di fare parte di un tutto. 

Entrare in connessione con le energie originarie e primigenie che si rendono visibili come qualcosa che  emerge faticosamente dal suo nascondimento mostrando ciò che resta del proprio fluire e per aprire alla  connessione con l’invisibile, quale parte di esistenza viva e vitale indissolubilmente unita al visibile.

La ricerca diviene, così, espressione di un profondo rapporto con la Natura colta nella sua dimensione  archetipica e immaginale, quale magico crocevia dove convivono in armonia le energie universali declinate  nei diversi opposti, come vita, morte, umano, divino, visibile, invisibile, e dove, allo stesso modo, anche il  tempo nelle sue componenti di passato e futuro si dissolve nell’unita dell’attimo presente.

La tensione verso un tempo ed uno spazio originari apre alla dimensione del mito all’interno della quale il  gesto artistico che si fa rito.

Il gesto dell’arte, puro, incontaminato, oggi come quello del primo uomo venticinquemila anni fa, si riporta  alla propria origine, dove, a partire dal caos, sempre ripeterà il tentativo di creare un nuovo cosmos, ed è  proprio in questo gesto che l’uomo fa l’incontro con la sua libertà pur nella consapevolezza che “le  immagini, che costituiscono l’ultima consistenza dell’umano e il solo tramite della sua possibile salvezza,  sono anche il luogo del suo incessante mancare a sé stesso”1

Il gesto artistico, recuperando così la sua purezza originaria e la sua natura rituale, celebra la sacralità della  Natura quale magico luogo immaginale vivo e potente custodendone la condizione di profondo mistero  nella quale da sempre vive.

Alessandra Serra

1 G.Agamben, Ninfe, Bollati Boringhieri, Torino 2007, p.53.

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